In molti lo chiamano audio-voyeurism , qualcuno griderà allo scandalo privacy, ma la cosa che appare certa è che tanta curiosità si sta ammassando attorno al sito web di Joshuah Bearman. Un sito come tanti, che però raccoglie numerose tracce audio registrate dagli utenti e finite nelle sue mani tramite la condivisione più o meno consapevole del P2P di allora.
Punto cruciale di tutta la storia sono due software, la cui azione combinata, seppur inconsapevole, ha reso possibile il diffondersi di numerosi file meglio noti come “mic in track”: si tratta di Napster e MusicMatch Jukebox . Come spiega l’autore, il contesto temporale è da ritrovarsi all’alba del 2000, nel periodo in cui la creatura di Shawn Fanning cavalcava impetuosa l’onda del web. Napster era il peer to peer, più di ogni altra cosa.
Nel contempo, forse più in disparte dell’attore principale, un altro software, MusicMatch Jukebox registrava ore e ore di conversazioni, di strimpellamenti acustici, di assurde gag, ma anche di piccole grandi idee che venivano riversate su anonimi file mp3. Erano contraddistinti dalla solita denominazione “mic in track” seguita da un numero, e spesso venivano a trovarsi nelle cartelle messe in condivisione su Napster.
Il collegamento è tutto qui: si registrava con il Jukebox e, in maniera più o meno consapevole, si mettevano a disposizione i propri file con migliaia di altri utenti. Bearmen, incuriosito dalla quantità di file personali messi a disposizione ha deciso quindi di raccoglierli in una piccola collezione: “ho ammucchiato molte ore complessive di registrazioni, che mi hanno dato un infinito intrattenimento voyeuristico” scrive nel suo blog. “Molte di queste contengono la voce di utenti alle prese con il canto, con il rap o, più semplicemente piccoli scherzi. In uno dei file era raccolta l’intensa e fervente preghiera di un tizio, lunga più di 14 minuti – continua – ma ho trovato anche lettere d’amore. Quindi ho scelto le mie preferite e ho deciso di postarle sul mio sito”.
Andando a curiosare tra i vari file, rilasciati sotto licenza CC, si ha la netta impressione di entrare in ogni singola cameretta, poiché la maggior parte delle voci registrate appartengono ad adolescenti. Contenuti volgari, aspiranti rapper, ce n’è per tutti i gusti per ciò che può essere considerato a tutti gli effetti l’antenato del podcast, anche se finito sul web in maniera molto più rocambolesca ed insolita. Certo in molti potranno vedere nell’azione dell’utente una qualche forma di violazione della privacy , ma è pur sempre vero che l’autore si è limitato ad effettuare il download di file messi in condivisione dagli utenti stessi.
Vincenzo Gentile