Google: Hollywood ci mandi i film in anteprima

Google: Hollywood ci mandi i film in anteprima

In un incontro con gli analisti il gran capo di BigG ritorna sui filtri di YouTube. E chiede all'industria multimediale di fornire alla società video e film. Solo così si può evitare la pirateria, sostiene Google
In un incontro con gli analisti il gran capo di BigG ritorna sui filtri di YouTube. E chiede all'industria multimediale di fornire alla società video e film. Solo così si può evitare la pirateria, sostiene Google

Eric Schmidt, CEO di Google, è intervenuto al meeting di mercoledì con gli analisti rilasciando una interessante serie di dichiarazioni sul futuro di Google e delle sue attuali strategie di mercato. Tra queste il dirigente ha fatto anche in tempo a sostenere una richiesta alquanto inconsueta, e che certamente farà discutere i protagonisti dell’entertainment e non solo: per funzionare, i nuovi filtri automatici di GoogleTube necessitano che Google metta in anticipo le mani sui contenuti da proteggere .

“Abbiamo il problema che le persone prendono copie non autorizzate dei contenuti e le mettono online – dice Schmidt interrogato sulla tecnologia appena varata – Cercando possibili soluzioni, l’unica che sembri funzionare è quella in cui noi possediamo una copia del prodotto corrente; quando entrano in circolazione copie illegali, noi le scartiamo. La mia sensazione è che questa sia una richiesta di tipo permanente e che varrà anche per il futuro. Abbiamo scelto di mettere la filigrana ai contenuti perché era la cosa giusta da fare”.

Una richiesta “permanente” dalle conseguenze tutte da valutare in seno a Hollywood e all’intera industria del multimedia visto che, come osserva qualcuno , proteggere i nuovi prodotti dalla distribuzione non autorizzata sul web comporterebbe, tra le altre cose, fornire a BigG i blockbuster delle major cinematografiche prima ancora che questi escano nei cinema. Una posizione che ben difficilmente potrebbe incontrare il favore delle major , notoriamente piuttosto protettive nel difendere da occhi indiscreti le produzioni recenti.

Schmidt, seduto in giacca e cravatta tra il co-fondatore di Google Sergey Brin (in t-shirt) e il CFO uscente George Reyes, ha poi affrontato diversi altri argomenti toccando i punti cardinali dell’azione imprenditoriale di BigG ovvero ricerca, advertising e applicazioni. O per meglio dire appliance basate sul web, che con Google Apps hanno aperto un intero nuovo settore di capitalizzazione per una delle protagoniste dell’economia della rete.

Il dirigente ha infine accennato al futuro di Internet , oltre a quello della sua società – che in molti punti non possono che coincidere – ritornando su quel concetto di web 3.0 (mai nominato ma nei fatti evocato) su cui già tempo addietro aveva avuto modo di intervenire.

Per affrontare le sfide della nuova era del computing , in cui le applicazioni saranno distribuite in maniera virale, gireranno nel browser e attingeranno alle informazioni da processare in una tag cloud semantica e universale accessibile in rete, Google lavora sulle sue strategie integrate, grazie anche alle sterminate risorse a disposizione da investire in ricerca&sviluppo . Sempre che prima non arrivi a ridimensionarne le ambizioni quella bolla speculativa 2.0 di cui qualche commentatore informato sui fatti parla con insistenza.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
26 ott 2007
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