Google ha appena pubblicato un post sul blog per negare che le AI Overview stiano rubando traffico ai siti web. Ma più lo leggi, più sembra che stiano confessando proprio quello che negano… La tempistica poi è sospetta. Perché uscire con questa difesa proprio ora? Forse perché i reclami dei siti web sono diventati troppo rumorosi per ignorarli?
Google sa benissimo che se l’AI risponde direttamente sulla pagina di ricerca, molti utenti non cliccano più sui link. È ovvio. Perché andare su un altro sito se si ha già la risposta? Ma ammettere questo significherebbe ammettere di stare cannibalizzando il proprio ecosistema. Quindi meglio negare tutto e sperare che tutto si plachi da solo.
Google smentisce il crollo del traffico a causa delle AI Overview
Liz Reid, VP e Head of Search di Google, sostiene che il volume totale di clic organici verso i siti web è rimasto relativamente stabile
anno su anno, e che la qualità media dei clic è addirittura aumentata. Problema: Google non condivide dati specifici per supportare queste affermazioni.
Nel frattempo però, studi indipendenti mostrano che il 69% delle ricerche di news non genera più clic verso i siti di notizie, rispetto al 56% dopo il lancio delle AI Overview.
Reid ammette che alcune
piattaforme stanno perdendo traffico mentre altre
lo stanno guadagnando. Ma anche in questo caso Google resta vaga. È un po’ come dire che in una battaglia alcuni
soldati sono morti e altri
sono sopravvissuti, senza specificare che si tratta di una carneficina.
Ma forse Google su un punto ha ragione. La ricerca tradizionale stava già morendo prima che arrivasse l’intelligenza artificiale. Nel 2022, un dirigente Google aveva ammesso che il 40% dei giovani per cercare un ristorante non usano più Google Maps o Search, ma TikTok e Instagram.
Amazon aveva già catturato le ricerche di shopping, Reddit quelle per informazioni e consigli. Google stava già lottando per rimanere rilevante quando ha deciso di puntare tutto sull’AI.
Google si appella al “clic di qualità”
Invece di contare i clic, Google ora vuole che gli editori pensino alla qualità dei clic
. Sostiene che i clic generati dalle risposte AI sono migliori perché gli utenti non tornano subito indietro, restano e leggono.
Google presenta le AI Overview come un’opportunità per gli editori: Le persone vedono più link sulla pagina rispetto a prima.
Più query e più link significano più opportunità per i siti web di emergere ed essere cliccati. Ma c’è un problema: le Panoramiche AI spesso rispondono alla domanda dell’utente direttamente, che non ha più bisogno di cliccare su alcun link.
E poi, se è vero che va tutto bene, perché Google ha lanciato un prodotto specifico per aiutare gli editori a monetizzare il loro traffico in calo attraverso micropagamenti e newsletter invece che solo pubblicità? È un po’ come se Google volesse che gli editori credessero non a quello che vedono nei loro analytics, ma a quello che dice Big G.
La battaglia per la sopravvivenza del web
Quello che sta succedendo va oltre la diatriba tra Google e gli editori. È una battaglia per definire come dovrebbe funzionare il web del futuro. Da un lato, un’esperienza utente sempre più fluida dove le risposte arrivano istantaneamente. Dall’altro, un ecosistema di contenuti originali che ha bisogno di traffico per sopravvivere.
Google sta cercando di convincere tutti che si può avere entrambi. Ma i dati suggeriscono che quando l’AI risponde alle domande direttamente sulla pagina di ricerca, il web tradizionale ne soffre. E nessun post di blog aziendale può cambiare questo fatto.