Mountain View (USA) – “Ci sono più umani nel mondo che usano Google e ogni umano passa più tempo su Google”. Così il chief executive officer della net company più gettonata del mondo, Eric E. Schimdt , ha ieri annunciato un risultato che fa rabbrividire i competitor e manda in un brodo di giuggiole i suoi azionisti. Nell’ultimo trimestre la grande G ha registrato entrate per un miliardo di dollari , molto più delle aspettative. Un coup de théatre : a novembre Google annuncia entrate in calo, a febbraio spara entrate mai viste. Gli analisti si interrogano e il mercato impazzisce con i titoli dell’azienda che ieri schizzavano come i titoli più hot del boom 2000.
E proprio mentre Schimdt sorrideva a mille denti ai giornalisti, ad altri reporter il gigante di Mountain View confermava che l’ ICANN lo ha accreditato come registrar . Non è arabo: significa che l’organismo che supervisiona il sistema dei nomi e dei domini Internet ha dato il via libera affinché Google possa entrare nel business della registrazione dei domini . Un business lucroso in Internet che per un marchio così popolare come Google può diventare una ciliegia d’oro su una torta di contanti.
Inutile dire che la notizia non è giunta inaspettata al settore, sebbene in queste ore siano molti i registrar che hanno dato segni di nervosismo . L’idea che Google possa soffiar loro una fettina di mercato li fa rabbrividire. Visto il dinamismo della grande G, infatti, quella fettina ci può mettere un attimo a diventare una fetta vera e propria. E se non stanno con gli occhi aperti, a Mountain View l’intera torta potrebbe venire trangugiata in men che non si dica.
Ma Google non è azienda da tenzone all’arma bianca, non in modo esplicito almeno, e ha subito gettato acqua sul fuoco . Ricordando che lo stesso status lo hanno guadagnato società sue concorrenti, come Amazon , ha fatto dire ad un portavoce che “siamo divenuti un registrar di domini per conoscere meglio il sistema dei domini Internet. Riteniamo che queste informazioni ci aiuteranno a migliorare la qualità del nostro search”.
Vero, certo, ma in fondo sono baggianate. Lo sanno benissimo quelli di GoDaddy , storico registrar, che hanno spiegato la mossa di Google come un’operazione al passo con i tempi . “Attenzione – hanno dichiarato – la maggior parte delle imprese ancora non ce l’ha un dominio e moltissime neppure Internet. Con la banda larga tutto sta cambiando”. E Google, com’è ovvio, non vuole perdersi il cambiamento. Tanto più se è sonante.
Che Google faccia paura ai suoi competitor è ormai un dato di fatto, così come è evidente che il numero dei suoi concorrenti aumenta rapidamente, vista la capacità del gigante di infilarsi in tutti i mercati chiave della Internet d’oggi. Ma a far paura, in fondo, è anche la genialità che nel Googleplex , il campus della grande G, viene coltivata a suon di miliardi. C’è infatti una notiziola che fa sudare freddo qualcuno, quella con cui i fondatori di Google, gli ormai mitici Brin e Page, hanno confermato che l’assegnazione dei Founders’ Awards avvenuta per la prima volta lo scorso novembre non è stato un evento isolato. I premi dei fondatori, che consistono in ricche, ricchissime donazioni di portafogli azioni e denaro, si ripeteranno infatti per tutti coloro che, grazie ai propri progetti, faranno di Google il più Google che c’è. Si parla di sesterzi a bizzeffe che sono già finiti e finiranno nelle tasche dei più brillanti progettisti che lavorano per l’azienda . Se il “grosso”, ossia il portafoglio azionario dell’azienda, è stato distribuito con la sua collocazione in Borsa l’anno scorso, oggi i “Founders” sono pronti a tirar fuori milioni di dollari per premiare i talenti. Da Redmond a New Delhi la cosa non è passata sotto silenzio…