Google saluta Gears e sposa HTML 5

Google saluta Gears e sposa HTML 5

Le API di sincronizzazione di Mountain View vanno in pensione. Sostituite dalle nuove specifiche eminentemente cloud della futura revisione dello standard W3C
Le API di sincronizzazione di Mountain View vanno in pensione. Sostituite dalle nuove specifiche eminentemente cloud della futura revisione dello standard W3C

Dopo poco più di due anni di onorato servizio, le API Gears si avviano sul cammino del tramonto scalzate dalla prossima revisione di HTML. Attraverso Gears, Google prometteva di trasformare i siti web in qualcosa di più simile a un’applicazione completa di tutti i crismi del caso: ma ora che il browser Chrome si avvia a essere un vero e proprio sistema operativo “mignon” è arrivato il tempo di abbandonare il vecchio codice a tutto vantaggio delle nuove specifiche dello standard web per eccellenza .

Per i siti che ancora sfruttano Gears – uno fra tanti, il CMS WordPress – il supporto è garantito almeno per il momento, dice una fonte non meglio precisata da Mountain View, ma alla lunga il consiglio è di abbandonare le vecchie API e dare ampio spazio alle specifiche di HTML 5: che, sebbene ancora attendano la ratifica definitiva da parte del W3C, già promettono di inglobare lo “spirito” di Gears e superarlo di ampie lunghezze.

In un futuro che appare ancora abbastanza distante nel tempo, HTML 5 dovrebbe permettere ai siti web di fare completamente a meno di molti prodotti che oggi monopolizzano (sotto forma di plugin) l’entertainment, l’interattività e le funzionalità avanzate di portali grandi e piccoli.

Ad HTML 5 non servono né Flash Silverlight per offrire agli utenti contenuti in streaming e multimedialità in alta definizione (foss’anche solo a 720p), e naturalmente non guastano l’archiviazione di database offline, l’editing di documenti, funzioni copia-e-incolla e tutto il resto della “bonanza” tecnologica inclusa nel nuovo standard.

Google appare dunque ben felice di abbandonare un suo prodotto – che è tra l’altro distribuito come codice open source – in funzione di una tecnologia che giudica superiore e adottabile su scala molto più ampia. Soprattutto quando tale tecnologia serve esattamente agli scopi di connettività ubiqua e toti-funzionale da web 3.0 a cui Mountain View ha consacrato il futuro e le sue sorti commerciali.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
1 dic 2009
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