Google, YouTube, la Russia e l'advertising

Google, YouTube, la Russia e l'advertising

La piattaforma di video sharing ha messo al bando alcune campagne pubblicitarie finanziate da Alexei Navalny, oppositore di Vladimir Putin.
Google, YouTube, la Russia e l'advertising
La piattaforma di video sharing ha messo al bando alcune campagne pubblicitarie finanziate da Alexei Navalny, oppositore di Vladimir Putin.

“Un evidente caso di censura politica”, così Leonid Volkov definisce quanto accaduto in Russia, alla vigilia di un voto per l’elezione dei governatori regionali. Il braccio destro di Alexei Navalny, segretario del Progress Party e principale oppositore del presidente Vladimir Putin, fa riferimento alla decisione di YouTube che ha rimosso alcune di inserzioni pubblicitarie facenti parte di una campagna acquistata e finanziata dal proprio movimento al fine di promuovere le proteste che prendono di mira la scelta di innalzare l’età pensionabile nel paese.

Censura o rispetto delle regole?

Il tema è caldo e come si può immaginare sta dividendo l’opinione pubblica russa, con l’80% della popolazione che si dichiara contraria alle misure che porterebbero da 60 a 65 anni l’età minima per l’accesso alla pensione per gli uomini e da 55 a 60 anni per le donne. Da giugno, quando il piano è stato annunciato, il consenso di Putin nei sondaggi è crollato dal 77% al 63% (fonte Levada Centre).

Un trend da cavalcare per l’opposizione, che ha scelto la piattaforma di Mountain View come megafono per il proprio grido di protesta. La strategia si è rivelata efficace, con migliaia di persone scese in piazza nella giornata di ieri, in un clima non certo rilassato: 800 in totale quelle fermate dalle forze dell’ordine.

La posizione di Google

Per quale motivo YouTube ha stabilito di dover rimuovere le inserzioni? Questo il nocciolo della questione. Ufficialmente perché ritenute in contrasto da quanto previsto dalle normative in vigore nel paese, che impediscono alle forze politiche di fare propaganda nelle 24 ore antecedenti la chiamata alle urne. La replica di Google è affidata alle pagine del Guardian.

Consideriamo giustificati gli appelli provenienti dagli organi di stato. Richiediamo inoltre agli inserzionisti di agire in conformità con le leggi locali e con le nostre policy riguardanti l’advertising.

Navalny però non ci sta e punta il dito contro una decisione definita fuori luogo in quanto l’oggetto della campagna non era un’indicazione al voto bensì la riforma delle pensioni pianificata dal Cremlino al fine di risanare le casse pubbliche. La legittimità dell’appello presentato dalle autorità e la posizione assunta da Google sono al centro del dibattito, dimostrando una volta di più quanta importanza abbiano assunto le strategie di comunicazione attuate mediante le piattaforme social e quale sia oggi la loro influenza.

Fonte: The Guardian
Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
10 set 2018
Link copiato negli appunti