Guai per il ricattatore di Google

Guai per il ricattatore di Google

Preso a marzo, per il programmatore Bradley arrivano ora i capi di imputazione che rischiano di portarlo a lungo dietro le sbarre di una prigione americana
Preso a marzo, per il programmatore Bradley arrivano ora i capi di imputazione che rischiano di portarlo a lungo dietro le sbarre di una prigione americana


Los Angeles (USA) – Michael Anthony Bradley era stato arrestato lo scorso marzo per aver tentato di ricattare Google e ora un grand jury federale di San José, in California, ha dettagliato i pesanti capi di imputazione con cui Bradley dovrà vedersela al suo processo.

Bradley, autore di un software pensato per mandare all’aria le campagne pubblicitarie dei siti-partner di Google, generando milioni di clic fasulli e impiastricciando in questo modo il sistema dei conteggi, è colpito da dieci capi di imputazione per frode nonché da un capo di imputazione per turbativa di mercato mediante minacce.

L’uomo aveva ricattato Google chiedendo 150mila dollari al colosso di Mountain View, affermando che qualora Google non avesse pagato avrebbe fatto circolare il proprio software e creato un tale bailamme informatico da rendere impossibile la prosecuzione di un business pubblicitario che per Google vale molto più dell’oro. Secondo Bradley degli spammer senza scrupoli sarebbero persino riusciti con il suo software a guadagnare milioni di dollari frodando il sistema di conteggio dei clic messo a punto dal motore di ricerca.

Alle minacce di Bradley Google ha evidentemente risposto contattando le autorità federali americane che sono riuscite prima ad individuare l’uomo e poi ad arrestarlo.

Va detto che Bradley oggi è libero dopo aver pagato una cauzione di 50mila dollari. L’uomo si è dichiarato innocente a tutti i capi di imputazione.

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Pubblicato il 28 giu 2004
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