Web – Sono anch’io un fan di Harry Potter, il ragazzino apprendista mago uscito dalla penna di J.K Rowling e nel giro di pochissimi anni divenuto l’idolo degli adolescenti di mezzo mondo. Forse è anche per questo che questa storia mi infastidisce. Parlo delle lettere che Warner Bros ha spedito nelle ultime settimane a Claire Field, a Catherine Chang, a Sung e ai fratelli Ross e Peter e a chissà chi altri.
Chi sono costoro? Claire è la teenager inglese intestataria del dominio harrypotterguide.co.uk. Catherine, che di anni ne ha solo 15, a Singapore ha aperto il sito web harrypotternetwork.net, mentre Sung, di harrypotterFAQ.com, è una dodicenne: Ross e Peter, rispettivamente proprietario e webmaster di harrypotter-world.com, sono invece un po ‘ più vecchi: hanno 13 anni.
Cosa chiede Warner Bros a questi adolescenti con la passione per il web e per la lettura? Le lettere che i legali del gigante dell’intrattenimento statunitense hanno spedito loro in queste ultime settimane parlano chiaro: nessuno deve registrare domini che rimandano ad Harry Potter e alle sue fortunatissime avventure, perché ciò causerebbe – dicono gli avvocati con una espressione molto efficace – una “diluizione della proprietà intellettuale” e creerebbe confusione nei consumatori. La Warner si offre di ricomprare i domini e ingiunge la chiusura dei siti entro 28 giorni.
Sono certo che il commento di Harry sarebbe in questo caso uno solo: Babbani! (Babbani è il termine usato per definire tutti coloro che non posseggono poteri magici). Comunque sia, si tratta della riproposizione di un problema che non sembra avere ancora trovato soluzione.
E ‘ giusto che la protezione del marchio si estenda tanto ampiamente interessando situazioni e attività che non hanno alcuna connotazione commerciale o concorrenziale? Quali sono i limiti oltre i quali la tutela dei propri interessi economici possa essere considerata “trascurabile” nei confronti di altri “diritti” non meno importanti e non meno estesi quale quello alla libera circolazione delle informazioni?
Gli studenti della scuola per maghi di Hogwarts, come sanno bene i lettori dei romanzi di Harry Potter, comunicano fra loro attraverso l’invio di gufi (una specie di versione noir dei piccioni viaggiatori): se anche le nostre comunicazioni fossero gestite con metodi del genere, il problema di cui stiamo discutendo oggi forse non si porrebbe. Ma ai tempi di Internet, ai mastini del copyright sulle reti digitali sono sufficienti piccoli strumenti informatici per ottenere l’elenco di quanti hanno registrato in tutto il mondo domini che rimandino ai marchi che tutelano; bastano loro poi altri cinque minuti per spargere lettere vagamente minatorie indirizzate a dodicenni amanti dei libri residenti in ogni angolo del pianeta, colpevoli di voler scambiare informazioni e opinioni con altri adolescenti affascinati dalla battaglia fra Voldemort (il signore del male) e il giovane Harry Potter dalla cicatrice a forma di saetta in fronte.
Talvolta il desiderio di controllo produce risultati ridicoli (qualcuno ricorderà il caso dell’editore di libri sacri italiano Barbieri perseguitato dalla Mattel proprietaria del marchio della bambola Barbie perché aveva registrato il dominio barbierieditore.com) altre volte, come in questo caso, è proprio il contenuto delle missive che sembra un vero e proprio sciocchezzaio: la diluizione della proprietà intellettuale è infatti una espressione tanto poetica quanto priva di senso, se applicata ad adolescenti che utilizzano Internet per parlare dei loro libri preferiti. E ‘ invece perfetta se si vuole sottolineare l’insensatezza di chi, in nome del proprio interesse economico, vorrebbe trasformarci in animali da consumo 24 ore al giorno.
La scuola per Maghi di Hogwarts si raggiunge in treno: è sufficiente recarsi alla stazione centrale di Londra e salire sul convoglio che parte al binario 9 e 3/4. Si tratta di un binario invisibile ai babbani. Gli avvocati di WB non hanno quindi alcuna possibilità di raggiungerlo. Forse nemmeno la scrittrice gallese J.K Rowling che ha inventato Potter e che dai suoi bellissimi romanzi sta incassando decine di miliardi, potrà più farlo. Le missive che invitano a desistere dalla messa in opera di siti web sul “suo” personaggio portano infatti anche la sua firma, accanto a quella di Warner Bros.
Molti fan di Potter e molti giornalisti hanno nelle ultime settimane tentato di raggiungere la Rowling per chiedere qualche spiegazione sulla questione. Invano: la scrittrice si nega a tutti e preferisce non esprimere alcun commento al riguardo. Nei corridoi della scuola per maghi di Hogwarts aleggiano oscuri presagi: in molti temono che JK Rowling sia rimasta vittima di un incantesimo di Voldemort, il signore del male.
Voldemort, Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, ha in passato compiuto magie terribili, anche la cicatrice sulla fronte di Harry è opera sua: nulla esclude che oggi ne abbia escogitata una nuova e si aggiri nel mondo dei Babbani travestito da avvocato. O da scrittrice di successo.