I banner pop-up inguaiano AOL

I banner pop-up inguaiano AOL

Avrebbe costretto molti utenti, tra il '94 e il '99, a sorbirsi banner per un servizio di dial-up ad ore che pagavano salato mese dopo mese. Parte una causa miliardaria
Avrebbe costretto molti utenti, tra il '94 e il '99, a sorbirsi banner per un servizio di dial-up ad ore che pagavano salato mese dopo mese. Parte una causa miliardaria


Miami (USA) – Sono i banner, questa volta, ad inguaiare America Online , il maggiore provider del mondo. Sta infatti per aprirsi un processo sulle pubblicità pop-up che hanno dovuto sorbirsi gli utenti di AOL tra il ’94 e il ’99, prima che venisse messo a punto un meccanismo di “soppressione” dei banner a richiesta.

Secondo una quantità di utenti che in quegli anni hanno sottoscritto contratti di accesso alla rete a consumo, ovvero a quantità di ore passate in collegamento, quella pubblicità invadente avrebbe dovuto essere bloccata da AOL. Ora chiedono il rimborso del tempo di abbonamento passato a visualizzare banner. Nell’insieme, si tratta di cifre plurimiliardarie.

Lo studio legale che ha preso in carico la causa contro AOL e che ha ottenuto l’avvio del procedimento in un tribunale della Florida, ha spiegato che AOL in quegli anni non consentiva ai propri utenti di accedere ai servizi per cui avevano pagato per tutto il tempo in cui le promozioni po-up venivano visualizzate sullo schermo. Secondo gli avvocati, sono due milioni e mezzo gli utenti di AOL a cui devono essere rimborsate ore e ore di connessione.

Va detto che oggi AOL permette ai suoi utenti di sopprimere i banner pop-up, una delle forme di pubblicità online più fastidiose, ma è un meccanismo che è stato attivato soltanto l’anno scorso.

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Pubblicato il
28 giu 2000
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