In anni passati chi si è trovato ad essere cittadino della Rete, e perciò, come tutti i veri cittadini di una nazione, ad adoperarsi ed a lottare perché il buono che c’era non fosse eliminato, il male che non c’era non vi fosse introdotto e che in generale i diritti delle persone fossero rispettati, temeva che la Rete potesse soccombere ad un’invasione di entità governative, alla censura ed al controllo, insomma, ad un’occupazione “militare”. La storia ci insegna che questo non ha (per fortuna) avuto successo.
L’arrivo di orde di persone ignoranti (in senso latino – che non conoscono) e che quindi si comportavano spesso come turisti caciaroni in visita in un paese senza conoscerne o rispettarne caratteristiche, abitudini, regole, e usanze, prontamente soddisfatta dall’apparire di un e-commerce spesso esagerato, hanno radicalmente cambiato la Rete; non in meglio, probabilmente, ma la Rete si è adattata ed è sopravvissuta.
Grazie a una preesistente “economia del dono” ha sviluppato memi ed entità che si sono moltiplicate, non grazie a campagne pubblicitarie o pressioni di gruppi di interesse, ma per merito dell’eccellenza tecnica frutto dell’economia del dono, tanto che persino grandi aziende di informatica hanno trovato conveniente venire a patti (spesso barando, ma questo è un altro discorso) con il Software Libero e con i metodi con cui la Rete costruiva sé stessa. Nemmeno questa crescita esponenziale, inflazionaria, globale, epocale ha distrutto la Rete, né ha prodotto, nel male e bene, una trasformazione.
L’apparizione di entità delle Rete di dimensioni tali da renderle quasi onnipotenti, come Google, Twitter e Facebook, o di ibridi Mondo-Rete come Apple ed Amazon, ha segnato un altro punto di svolta, in questo caso totalmente negativo. Una frazione maggioritaria della popolazione della Rete, che rappresenta ormai una frazione consistente della popolazione mondiale, ha iniziato a riversare sé stessa nella Rete, ma ha purtroppo scelto la strada sbagliata. Invece di diffondere in Rete il meglio di sé stessi, cose accuratamente realizzate e curate, possibilmente intelligenti o geniali, e magari fare questo con una certa dose di umiltà, vi ha riversato la propria vita e le proprie relazioni, permettendo ai pesi massimi della Rete di esercitare silenziosamente il loro potere per accumulare ricchezze ed istituire un tecnocontrollo pervasivo.
Malgrado questo la parte più sana, costituita spesso dai primi abitanti della Rete stessa (vogliamo dire i nostri Padri?) è sopravvissuta e per certi aspetti si è pure rafforzata, riuscendo ad aprire spazi di dibattito e di confronto che hanno interessato, anche se superficialmente, molte persone. Ma si tratta pur sempre una minoranza che discute con una minoranza appena un poco più grande, mentre la grande festa (festa?) continua per la maggioranza degli abitanti (non più Cittadini) della Rete. Di nuovo la Rete si adatta, sopravvive, per certi aspetti cresce ancora ma per altri inizia a snaturarsi.
Oggi due nuovi fenomeni hanno iniziato a manifestarsi. Il primo è che la Vecchia Signora ha cominciato ad esigere tributi sempre più grandi dalla Rete, cominciando a sottrarle, spesso nel quasi totale silenzio, le menti migliori e gli esempi più fulgidi. Il secondo è che la Rete stessa ha cominciato ad assottigliarsi e a nascondersi qua e là, sempre più lontano dalla percezione della maggioranza dei suoi abitanti.
Telefonini, pad, console, televisioni, e tanti altri aggeggi connettono le persone e si connettono tra di loro, realizzando una connettività implicita, pervasiva, che viene percepita e quindi diventa lo stato “naturale” delle cose. Un sogno di anni fa… ma forse qualche cosa di più simile ad un incubo oggi. Perché? Perché la Rete in quanto entità poliedrica, quasi sempre benefica, specchio di un mondo “reale” anche se cibernetico, e civile anche se talvolta oscura e violenta, scomparirà dalla vista.
La connettività di persone e cose diventerà una categoria “naturale”, come veder scorrere l’acqua se apro un rubinetto, accendersi una lampadina se premo l’interruttore, o avere un’applicazione o un servizio informatico quando se ne ha bisogno. Purtroppo abbondanza e gratuità non significano libertà, possibilità di scelta e partecipazione. “Panem et circenses” hanno contribuito in misura notevole alla caduta di Roma come faro (con lati buoni e cattivi, ovviamente) di una civiltà progredita.
La trasformazione di una cittadinanza partecipativa in una plebe sazia e facilmente controllabile è proprio quello che sta manifestandosi oggi. E se tutto quello che rende manifesta l’esistenza del mondo dei bit scomparirà negli oggetti quotidiani, cosa potrà mai rimanere della Rete e più in generale del mondo dell’informatica come la conosciamo? Solamente una vastissima maggioranza di plebei sazi di quotidiano e privi di domande ed aspirazioni, unicamente concentrati sulla promozione del proprio sé come brand personale.
Rimarranno poi due minoranze gruppi, due “Caste” a modo loro. La prima minoranza sarà quella dei potenti, per giunta talvolta ammirati dalle masse, coloro che sanno, decidono cosa fanno gli oggetti, li progettano, e li danno da realizzare ad una parte della plebe (oggi in oriente, ma domani chissà) che in condizioni di sfruttamento produce cose che non comprende e che probabilmente non può permettersi. La seconda minoranza sarà quella dei ribelli, dell’underground digitale così ben tratteggiato da Gabriele Salvatores in “Nirvana”: ribelli certo, geniali forse, ma ghettizzati e autoghettizzati. Pronti a vendere parti del proprio corpo, e soprattutto senza un progetto individuale e men che mai collettivo per il futuro.
Questa profezia è così “nera” solo per via di banali aiCosi impugnati da folle di aiDioti che li usano per monitorare ossessivamente il proprio profailo? Non per questo, non ancora per questo, ma per la evidente direzione che questo indica, per la mancanza di reazioni e di rifiuto di chi, sia dal lato della Rete che da quello della cultura, dovrebbe metterlo allo scoperto, denunciarlo e combatterlo.
Marco Calamari
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