I computer nella scuola italiana? Una barzelletta

I computer nella scuola italiana? Una barzelletta

Un Assistente Informatico ricostruisce la realtà della scuola per come la vive chi ci lavora dentro da tanti anni e che si trova circondato da sprechi, riduzione del personale, pochi computer e nessun incentivo formativo
Un Assistente Informatico ricostruisce la realtà della scuola per come la vive chi ci lavora dentro da tanti anni e che si trova circondato da sprechi, riduzione del personale, pochi computer e nessun incentivo formativo

Carissimi amici, vorrei attirare l’attenzione su alcuni gravi problemi che stanno affliggendo la scuola italiana. Purtroppo su giornali e televisione non se ne parla mai; si parla di scuola solo quando accadono fenomeni legati al bullismo o, peggio ancora, alla pedofilia. Sono un Assistente Tecnico della provincia di Livorno, presto servizio presso un liceo del mio paese in un laboratorio di informatica.

Con la finanziaria del Dicembre 2006, viene aumentato ancora una volta il numero degli alunni per classe provocando la perdita di altri posti di lavoro sia fra i docenti, sia fra gli impiegati di tutte le scuole, nonostante l’aumento delle iscrizioni; vengono ridotte sia le risorse economiche, sia le ore di laboratorio, cioè tutte quelle ore di esperienze tecnico-pratiche fondamentali per i corsi tecnici e scientifici.

Pochi giorni fa, la stessa Confindustria lamentava che le aziende si trovano in difficoltà perché non disporranno di sufficienti figure professionali (tecnici, periti ed ingegneri) sia sotto l’aspetto qualitativo che quantitativo, ossia le scuole non sono più in grado di diplomare studenti con sufficienti competenze per poter ricoprire quei posti lasciati dai pensionandi. Ed il problema sarà ancora più evidente nei prossimi anni.

Gli stessi Dirigenti Scolastici (i presidi) in un appello al Presidente della Repubblica Napolitano (apparso su La Repubblica Domenica 20 Maggio 2007) dichiarano apertamente di non essere più in grado di fronteggiare questa emergenza scolastica dovuta a carenza sia di risorse che di organico.

In tanti ritengono, giustamente o meno, che la Pubblica Amministrazione funzioni male, che potrebbe dare molto di più, servizi migliori ed efficienti e su questo siamo tutti d’accordo. Mi chiedo però se la ricetta giusta sia il taglio indiscriminato di servizi come le ore di laboratorio oppure l’aumento del numero degli studenti per classe (fino a 31). Una collega mi chiedeva “Come faccio ad insegnare Inglese ad una “classe prima” composta da 29 alunni con pochissime ore a disposizione?”

Ed anche: come si organizza una lezione in un laboratorio di informatica dove il numero di studenti è nettamente superiore alle postazioni a disposizione? O ad un collega tecnico che mi chiede: “Come faccio a dare assistenza ad allievi ed insegnanti su 8 laboratori (centinaia di postazioni), ad amministrare 5 server, a dare assistenza tecnica alle segreterie scolastiche, occuparmi del sito web della scuola, ad occuparmi di progetti vari (corsi pomeridiani ed attività varie), cavoli e controcavoli ecc. ecc. se siamo quattro gatti? (nel caso in cui il gatto non sia già rimasto solo…)”.

Da notare: per “assistenza” intendo dalla pulizia della palla del mouse, alla configurazione di un firewall, dallo studente sprovveduto che ti cerca nella speranza di recuperare un file perché mentre salvava toglieva il floppy portato sulla spiaggia, alla sostituzione della scheda madre bruciata di un pc o all’hard disk di un server.

Fra l’altro, un altro grave problema degli Assistenti Tecnici, è la pressoché totale mancanza di formazione; se vuoi lavorare bene, paga a tue spese libri e corsi di aggiornamento, e soprattutto dedica tanto tempo per svolgere attività che non sono previste nel contratto di lavoro e che nemmeno vengono riconosciute dal punto di vista economico. In pratica spesso si chiede ad un Assistente Tecnico di avere conoscenze di tipo sistemistico/ingegneristico senza dargli alcuno strumento formativo o di giusto riconoscimento economico. L’unica eventuale gratificazione sta nel vedere che, forse, sei riuscito a metter su un “carrozzone” di apparecchiature funzionanti… (se ci sono i soldi per comprarle).

Ancora: i collaboratori scolastici (i custodi) sono diventati “merce rara” nelle scuole; ci sono scuole cattedrali sovraffollate con pochissimo personale in cui non viene garantita né la sorveglianza né le adeguate pulizie. Purtroppo “i bambini” sono irrequieti e provocano danni anche ingenti al patrimonio di noi tutti.

Gli impiegati di segreteria non sanno da che parte rifarsi per una “ricostruzione di carriera”, non trovando risposte esaustive e collaborazione dagli uffici superiori.

Ricordo che, un anno fa, ad una collega di segreteria veniva richiesto di installare sul proprio pc una procedura per gestire il modello 770. Ordini ministeriali. Non era compito mio, ma per amicizia e per la disperazione della collega, decido di darle una mano… ovviamente “aggratis per lo Stato”. Solo per capire il manuale, occorreva possedere almeno tre lauree: una in ingegneria informatica, una in economia e commercio ed un’altra in giurisprudenza. Con tanta pazienza riuscì a farla funzionare; è possibile che le lacune delle pubbliche amministrazioni debbano sempre ricadere sui lavoratori, che sono l’ultima ruota del carro?

Nottate davanti ai computer, ditte che se ne approfittano per risolvere problemi anche banali, l’indifferenza di colleghi e superiori che non si rendono conto del lavoro che c’è dietro ad un funzionamento 24 ore su 24 di apparecchiature e laboratori. Credetemi in 16 anni di lavoro, fra colleghi, studenti, genitori ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi.

In pratica, continua da anni l’affossamento della scuola per poter dire: “Vedi la scuola non funziona… meglio andare nelle scuole private..”; il problema è che il privato, di fatto, non esiste. La Scuola ha e deve avere un costo sociale; i frutti si vedono in tempi molto lunghi, non nell’immediato.

Leggetevi la Finanziaria 2007 – comma 605. Qualcuno mi spieghi come si fa a ridurre il fenomeno della dispersione scolastica abbassando di fatto la qualità del servizio scolastico? Ogni volta che si insedia, il ministro di turno per prima cosa si preoccupa dell’esame di stato. Chiariamo una cosa: l’intero ciclo di studi dura 1050 giorni (210gg x 5 anni); l’esame dura in media 4 giorni (3 per gli scritti, 1 per l’orale); cioè il 3,8 per mille sull’intero arco scolastico. È normale, secondo voi, concentrare tutte le volte l’attenzione sulla pagliuzza senza vedere la trave? Tutti i ministri finora hanno strombazzato e strombazzano a destra e a manca nuovi metodi e modalità per questo costoso obbligo.

Viste le condizioni in cui versano le scuole (ad esempio supplenti che non ricevono lo stipendio), l’esame dovrebbe essere abolito, si risparmierebbero oltre ad un sacco di soldi anche inutili perdite di tempo, dato che tutti gli anni arrivano ordini dal ministero di ridurre al minimo il numero dei ripetenti.

Si inneggia alla premiazione dei lavoratori migliori. E in che modo ?!
Per giustificare un legittimo aumento salariale, si sono organizzati costosi pseudo-corsi di formazione poco attinenti alle reali necessità della categoria e, cosa veramente assurda, i beneficiari sono stati soprattutto persone prossime alla pensione, coloro che hanno un punteggio più alto semplicemente per anzianità, sicuramente poco avvezze (non per colpa loro) all’uso delle nuove tecnologie, dato che la categoria è stata abbandonata da qualsiasi intervento formativo per decenni.

Tradotto: siccome le paghe sono da fame, date loro l’aumento, ma per favore non sprecate danaro pubblico in assurdi corsi di formazione privi di ogni rigore scientifico; si investano invece quei soldi risparmiati in interventi di qualificazione seri e date l’opportunità a tutti di esser messi nelle condizioni di lavorare meglio e con salari più decenti.

Purtroppo dopo anni di politiche sbagliate e considerato che gli scioperi non servono a niente, i lavoratori della scuola sono costretti, per non perdere il proprio posto di lavoro, a dover fare lotte sindacali a livello nazionale come il blocco degli straordinari e di tutte quelle attività extra-contrattuali (non pagate o pagate una miseria), grazie alle quali finora la scuola è andata sempre avanti. I più sfiduciati diranno “indietro”. Non me ne vogliate.

Se qualcuno mi chiede perché lottare, rispondo che fra meno di dieci anni le mie figlie andranno alle scuole superiori; non vorrei che di questo passo, loro debbano “studiare” in classi di 50 alunni e magari a pagamento per poi ritrovarmi a cinquant’anni a rimuginare: “Chissà, se qualche tempo fa non mi fossi fatto tanti scrupoli, forse avrei potuto evitare tutto questo…”

Danilo F.

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Pubblicato il
25 mag 2007
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