I dj, RDS e il nuovo che avanza

I dj, RDS e il nuovo che avanza

di Massimo Mantellini. Se il vizio di non capire che i tempi cambiano si estenderà, ci attendono altre polemiche: quelle dei disk jokey, dei discografici, degli assicuratori, dei farmacisti, degli impiegati del catasto..
di Massimo Mantellini. Se il vizio di non capire che i tempi cambiano si estenderà, ci attendono altre polemiche: quelle dei disk jokey, dei discografici, degli assicuratori, dei farmacisti, degli impiegati del catasto..


Roma – Qualche giorno fa, in auto, mi è capitato di ascoltare lo spot pubblicitario di un nuovo servizio della compagnia telefonica Blu. Si tratta di una di quelle offerte ibride che tanto sembrano interessare gli utenti della telefonia mobile, continuamente blanditi da nuove opzioni per il loro amato telefono cellulare. In questo caso, si trattava di un servizio di dediche e richieste musicali attraverso il quale ogni utente Blu può inviare un messaggio e una canzone a scelta sul numero di un altro telefonino. Una idea evidentemente pensata per la grande massa di giovani e giovanissimi che incrociamo ogni giorno per strada intenti a digitare sulla tastiera del proprio cellulare. Un attività che ormai ha raggiunto e contagiato anche gli studenti degli ultimi anni delle elementari.

E comunque non è di questo che mi interessava parlare. Mentre ascoltavo la radio subito dopo lo spot di Blu, su Radio Dimensione Suono, è stato trasmesso un altro piccolo comunicato nel quale, con voce seriosa i dj di RDS si dissociavano dal comunicato pubblicitario di Blu, affermando che consideravano tale iniziativa di dediche e richieste su cellulare, come una forma di concorrenza sleale.

Ora, a parte l’evidente contraddizione di accettare inserzioni pubblicitarie da far seguire con piccole affermazioni di censura delle stesse (cosa che immagino avrà causato più di una protesta da parte di Blu), mi sembra interessante ragionare su questa apparente e continua invasione di campo che le nuove tecnologie così facilmente consentono.

Non è forse vero che sempre più spesso assistiamo ad una contaminazione di quello che – a ragione o a torto – ognuno di noi considera il “proprio” campo? Si potrebbero fare moltissimi esempi al riguardo, il più eclatante dei quali è forse quello che riguarda l’oligarchia informativa messa a dura prova ormai ogni giorno dalla diffusione di Internet. “Venite da noi !” – gridano le fonti ufficiali di comunicati, notizie ed informazioni varie – “Non fidatevi delle informazioni “non controllate” che potete trovare ovunque sul web!”. E via di questo passo. La soluzione, a sentire l’Ordine dei giornalisti, sarebbe semplice: lasciare perdere ogni punto di vista differente specie quando collide con la verità certificata dei grandi network dell’informazione.

Ma il medesimo discorso potrebbe essere fatto per la diffusione scientifica, le consulenze professionali, i contratti assicurativi e gran parte delle forme di intermediazione. In ogni campo lo sviluppo delle nuove tecnologie consente il nascere di soggetti nuovi o la rapida conversione dei più lungimiranti fra i vecchi attori del mercato, con una rivoluzione gerarchica che causa più di un malcontento. Tale fastido è certo più sentito nei campi in cui, e sono molti, per anni hanno trionfato indisturbati circoli e associazioni chiuse e controllate, le stesse che oggi chiedono a gran voce che si attesti la propria attitudine ad essere, anche in un mondo radicalmente mutato, i controllori unici e patentati del proprio orticello professionale.

Ma come ben raccontano i disk jokey di RDS, nella grande maggioranza dei casi lo sviluppo tecnologico rende difficile conservare “paletti” normativi come quello che consentirebbe alle radio in FM di mantenere, per esempio, l’esclusiva sulle dediche musicali. Ancora una volta saranno gli utenti di tali servizi a decidere se preferire la diffusione attraverso l’etere in FM del messaggio d’amore per la propria fidanzata piuttosto che racchiuderlo nell’altoparlante gracchiante di una comunicazione cellulare. E si tratterà di un giudizio insindacabile.

Il web e le sue propaggini informative fuori controllo sono una delle ragioni importanti degli scioperi dei giornalisti italiani in questi giorni. Se il vizio di non capire che i tempi stanno – come cantava qualcuno quasi 40 anni fa – rapidamente cambiando, si estenderà ancora, altre polemiche un po ‘ patetiche ci attenderanno: quelle dei disk jokey, quelle dei discografici, e poi quelle degli assicuratori, e quelle dei farmacisti, e poi quella degli impiegati del catasto, e poi quella……..(ad libitum).

Il nuovo tecnologico sarà anche, come sostengono molte voci autorevoli, spesso peggiorativo rispetto al passato. Forse limita davvero gli spazi del pensiero accelerando la comunicazione e riducendone il valore ma, quando arriva e dove si fa largo, costringe ad una revisione completa delle nostre abitudini. Per quanti reagiscono a ciò con un semplice “io non ci sto”, pronunciato nel tentativo goffo di congelare il congelabile, non restano molte altre alternative oltre a quella di lasciare il passo. In attesa di uno di quei frequenti fenomeni di revival che consentiranno magari di rispolverare le “vecchie” trasmissioni in FM di dediche e richieste. Esattamente come si usava fare alla fine del secolo scorso, prima dei telefoni cellulari, prima di Internet.

Massimo Mantellini

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Pubblicato il
7 ott 2000
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