IBM paga per chiudere caso su deformità

IBM paga per chiudere caso su deformità

L'azienda rimane abbottonatissima e non dice quanto le è costato l'accordo extra-giudiziale con cui ha chiuso una denuncia che tira in ballo ancora una volta le sostanze chimiche presenti negli impianti IBM
L'azienda rimane abbottonatissima e non dice quanto le è costato l'accordo extra-giudiziale con cui ha chiuso una denuncia che tira in ballo ancora una volta le sostanze chimiche presenti negli impianti IBM


New York (USA) – A pochi giorni dall’ assoluzione di IBM in California contro le accuse di due ex dipendenti sull’uso di sostanze tossiche nelle fabbriche dell’azienda, il colosso informatico ha ammesso di aver chiuso con un accordo extragiudiziale un altro caso, questa volta intentatole dalla figlia di una ex dipendente IBM di New York.

In breve si tratta di questo: la signora Haeter Curtis, assunta da IBM nel 1980, aveva dato poi alla luce una bambina, Candance, nata purtroppo con gravi deformità fisiche. Secondo i legali dell’accusa, le cause di queste deformazioni andavano ricercate nella tossicità delle sostanze con cui la madre Heather è entrata in contatto lavorando per IBM. In quell’impianto, questa l’accusa, le condizioni di lavoro erano fuorilegge e hanno danneggiato la donna già prima della gravidanza.

I legali dei Curtis avevano chiesto ad un tribunale di New York che a Candace venissero riconosciuti danni per 100 milioni di dollari.

Al contrario di quanto avvenuto in California, dove IBM ha voluto contrastare in tribunale le accuse dei suoi ex dipendenti, in questo caso l’azienda ha preferito evitare il procedimento. “Il caso Curtis – hanno spiegato i legali di IBM – è stato concluso e archiviato. IBM ritiene fermamente, basandosi sui fatti e le prove, di non aver alcuna responsabilità in questo caso e che il luogo di lavoro non ha causato danni alla denunciante”.

Nella sua nota, IBM ha chiarito che nessuna delle due parti avrebbe ulteriormente commentato la vicenda, una affermazione tipica di questo genere di accordi che vengono stipulati per evitare il processo pubblico.

La vicenda di IBM e dei suoi impianti sotto accusa, comunque, non finisce così. Ci sono più di 200 altri casi, tra New York e California, di ex dipendenti che intendono rivalersi sull’azienda. Circa 50 di questi casi sono legati ai problemi fisici dei figli di ex lavoratori IBM.

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Pubblicato il
5 mar 2004
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