L’appuntamento con 5 in 5 di IBM è oramai una tradizione annuale , e l’edizione 2013 dell’esercizio di predizione quinquennale parte da quel “cognitive computing” già sviscerato da Big Blue nel dicembre del 2012. Grazie al computing cognitivo, sostiene ora IBM, qualsiasi cosa sarà in grado di apprendere e di rendersi utile a migliorare la vita dell’uomo.
IBM prevede che nel futuro immediato le macchine saranno in grado di “imparare, ragionare e impegnarsi con noi in modo più naturale e personalizzato”, un salto evolutivo dell’informatica reso possibile dalla pervasività del cloud computing, dalle analisi di quel caos di informazioni digitali chiamato Big Data e dalle tecnologie di apprendimento sempre più sofisticate. Ovviamente il tutto nel pieno “rispetto di tutti gli aspetti relativi alla sicurezza e alla privacy per consumatori, cittadini, studenti e pazienti”, garantisce Big Blue.
Da qui a cinque anni, dunque, la visione IBM prevede che le aule scolastiche siano in grado di insegnare “profilando” ogni singolo studente per ogni livello scolastico, archiviando ogni genere di informazione (dai voti, alla frequenza, al comportamento) e permettendo agli insegnanti di gestire più facilmente i problemi, individuare i soggetti a rischio e personalizzare gli stili di apprendimento.
Sorpresa: secondo IBM in cinque anni i negozi locali la faranno da padroni sullo shopping online, una prospettiva che al momento sembra andare in una direzione diametralmente opposta ma che per Big Blue si concretizzerà grazie all’impiego massiccio di tecnologia digitale nei negozi fisici, l’uso della realtà aumentata e tutti quei servizi personalizzati grazie alla sovrabbondanza di dati e informazioni personali persi nel cloud computing.
Da qui a cinque anni i medici saranno in grado di usare “abitualmente” il DNA delle singole persone per curare più efficacemente malattie come il cancro, preconizza ancora IBM, un “custode digitale” sostituirà le tradizionali tecnologie di sicurezza online (antivirus e simili) controllando in tempo reale il comportamento dell’utente, e la città sarà più “vivibile”, intelligente e autoconsapevole al punto da fornire informazioni ai “leader” su come gestire le risorse e progredire nel pieno rispetto delle esigenze dei cittadini.
Il futuro immediato di IBM promette molto ed è facilmente tacciabile di essere una operazione di marketing volta a promuovere le tecnologie e i prodotti della corporation, anche se ipotesi come le città intelligenti sono facili da formulare grazie ai massicci investimenti fatti dalle aziende tecnologiche (es. Google) a tal scopo.
Alfonso Maruccia