Il boom del riconoscimento facciale

Il boom del riconoscimento facciale

La polizia scozzese inizia il testing delle tecnologie Imagis per rintracciare i ricercati. Nel New Jersey tre scuole osservate da un ciclope hi-tech
La polizia scozzese inizia il testing delle tecnologie Imagis per rintracciare i ricercati. Nel New Jersey tre scuole osservate da un ciclope hi-tech


Roma – Non si ferma l’onda veloce che in mezzo mondo caratterizza l’imporsi delle nuove tecnologie biometriche di sicurezza: nel giro di poche ore la polizia scozzese ha annunciato le prime sperimentazioni del riconoscimento facciale. Misure diverse ma per molti versi simili vengono proposte ora in tre scuole americane, nel New Jersey.

I sistemi scelti dalla polizia scozzese sono quelli della Imagis , azienda resa celebre anche dal fatto che il suo chairman è stato vicedirettore dell’FBI. Il software ID-2000 viene descritto come in grado di analizzare 692 diversi punti del volto per tracciare un profilo che viene poi confrontato con un database in cui trovano posto fotografie, video e immagini pittoriche.

I distretti di polizia che stanno iniziando a testare il sistema sostengono che il database possa essere scansionato a caccia di “positivi”, cioè di riscontri, ad una velocità di 15 milioni di record al minuto. Anche Imagis, come tutte le aziende del settore, afferma che il proprio sistema è in grado di identificare una persona anche se truccata, con barbe finte o occhiali scuri, per esempio. La polizia sembra dar ragione ad Imagis sostenendo che il sistema per ora fallisce “soltanto” nel 10 o 20 per cento dei casi. Questo accade quando ID-2000 ritiene di aver individuato qualcuno che poi risulta non essere la persona i cui tratti si trovano nel suo database.

In New Jersey, invece, tre scuole hanno deciso di aderire ad una sperimentazione di sicurezza biometrica che riguarda la scansione dell’iride. Una tecnologia che sarà utilizzata per identificare il personale delle scuole e tutti coloro che sono autorizzati a recarsi a scuola a prelevare i giovani studenti all’uscita dalle lezioni. L’idea è quella di impedire l’accesso agli sconosciuti, cosa che è invece accaduta in alcune occasioni.

Come noto, l’uso di questi sistemi allarma i difensori dei diritti civili, che temono possano venire utilizzati per schedature non autorizzate. Una questione affrontata anche nella recente intervista al Gruppo Sisge realizzata da Punto Informatico.

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Pubblicato il
23 apr 2003
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