Il brevetto del dondolo laterale

Il brevetto del dondolo laterale

di A. Canova. La capacità dell'Ufficio Brevetti americano di registrare pressoché qualsiasi cosa si riverbera anche sul software e dunque sulla capacità competitiva degli europei in terra statunitense
di A. Canova. La capacità dell'Ufficio Brevetti americano di registrare pressoché qualsiasi cosa si riverbera anche sul software e dunque sulla capacità competitiva degli europei in terra statunitense


Roma – Negli Stati Uniti non esiste un omologo della nostra Arma dei Carabinieri. Per questo motivo il soggetto preferito dai barzellettieri locali sono gli operatori del diritto in genere e gli avvocati in specifico (“sapete quando un avvocato mente? Ogni volta che muove le labbra”, sentita anche nel film “L’uomo della pioggia”). Guardando al risultato dell’attività dell’Ufficio Brevetti USA non ci sentiamo certo di esporci in una difesa della categoria.

Nel recente passato lo USPTO (United States Patent and Trademark Office) si è infatti esibito nella concessione di brevetti che eufemisticamente possiamo definire opinabili.

Merita particolare encomio il numero 5,851,117 (“Building Block Training Systems and Training Methods”) registrato a Keith A. Alsheimer, che ha brevettato un “metodo in base al quale una persona di esperienza può trasferire la propria conoscenza ad un inesperto con l’utilizzo di pubblicazioni illustrate” . Detto in parole povere nel 1998 hanno concesso il brevetto per un manuale di istruzioni.

Un anno dopo lo stesso Ufficio ha concesso a Thomas J. Moulson il brevetto su un “Method of Measuring the Creative Value in Communications”, ovvero per testare l’efficacia di uno spot pubblicitario mostrandolo prima a un gruppo-campione (!).

Tralasciando il celebre brevetto sulla ruota (“strumento circolare che facilita i trasporti”), registrato dall’Ufficio Brevetti australiano nel Luglio scorso, lo USPTO pochi giorni fa si è superato rilasciando il brevetto numero 6.368.227, relativo a un “metodo per dondolarsi da lato a lato”.

Chi ha ottenuto un tanto grande riconoscimento è Steven Olson, bambino di 7 anni del Minnesota, il quale ha mirabilmente descritto il proprio brevetto come “metodo con il quale un utente posizionato su un dondolo standard, sorretto da due catene legate a un ramo di albero tendenzialmente orizzontale, provoca un movimento da lato a lato tirando alternativamente prima una catena e poi l’altra”.

Come se questo non bastasse, per entrare definitivamente nell’olimpo del grottesco, nella domanda di registrazione si può anche leggere come “fino ad ora le persone si sono limitate a dondolarsi avanti e indietro o tutt’al più hanno arrotolato le catene per provocare un movimento rotatorio durante lo srotolamento. La presente invenzione ha introdotto ulteriori miglioramenti all’arte del dondolarsi. Licenze sono disponibili su richiesta all’inventore”.

Per giustificare questi paradossali brevetti agli occhi dell’opinione pubblica, gli esperti in materia hanno provato a puntare sull’insufficienza dei fondi o sul sovraccarico di lavoro dell’Ufficio Brevetti USA, che deve gestire oltre 3000 pratiche ogni settimana. Deve poi aggiungersi che l’aumento delle richieste di brevetto su business methods o su programmi per elaboratore ha ulteriormente complicato la situazione.

Tra le tante soluzioni proposte, una che potrebbe riscuotere un certo successo è quella di utilizzare i proventi derivanti dalle tasse versate insieme alle domande di brevetto per migliorare le procedure di esame. Oggi invece tali proventi vanno direttamente al governo federale, il quale poi stanzia a sua discrezione i fondi per lo USPTO.

Il sospetto è tuttavia che il lassismo nelle valutazioni dell’Ufficio Brevetti USA faccia molto comodo alle grandi companies dello sviluppo software. Con l’EPO (European Patent Office) molto restio a concedere brevetti sui programmi per elaboratore e con l’UIBM (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi) impossibilitato da un espresso divieto nella Legge Brevetti, i concorrenti statunitensi hanno buon gioco nell’accumulare registrazioni dalla dubbia valenza tecnica nel loro portafoglio brevettuale.

Il risultato concreto per gli sviluppatori continentali è una situazione di continua soggezione, per il pericolo che quanto oggi scritto nel codice sia già stato descritto in maniera vaga nella registrazione di un brevetto vecchio un lustro e risulti perciò soggetto a royalties o, peggio, a minaccia di persecuzione legale per le soluzioni esportate negli USA.

Alessio Canova
Responsabile Portale Patnet.it

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Pubblicato il
19 apr 2002
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