Il chip di vetro che si autodistrugge

Il chip di vetro che si autodistrugge

Xerox dà dimostrazione di un chip capace di autodistruggersi, un dispositivo potenzialmente ideale per contenere i segreti informatici da preservare e tenere lontani sguardi indiscreti
Xerox dà dimostrazione di un chip capace di autodistruggersi, un dispositivo potenzialmente ideale per contenere i segreti informatici da preservare e tenere lontani sguardi indiscreti

Dallo stesso centro di ricerca Xerox che ha dato origine ai componenti fondamentali dell’informatica moderna (Palo Alto Research Center o PARC) arriva ora una nuova, interessante “demo” di una tecnologia con potenziale da vendere. Si parla, in questo caso, di un chip capace di autodistruggersi senza lasciare traccia dei dati presenti al suo interno.

chip Xerox PARC

Sviluppato nell’ambito del programma Vanishing Programmable Resources (VAPR) di DARPA, il chip ideato dagli ingegneri del PARC è stato realizzato impiegando vetro della serie Gorilla Glass – lo stesso utilizzato dai produttori mobile per i display dei loro gadget portatili.

Il chip di vetro viene “temperato” sotto condizioni di stress, e la sua autodistruzione può essere attivata da impulsi laser, radio o con switch meccanici: nel caso della dimostrazione pubblica, un foto-diodo ha fatto “scattare” il meccanismo di autodistruzione, vale a dire un piccolo resistore che ha riscaldato il vetro fino al punto di farlo andare in pezzi .

Stando a quanto sostengono i ricercatori, anche dopo essere andato in pezzi il chip continua ad autodistruggersi in frammenti sempre più infinitesimali per decine di secondi dopo la rottura iniziale. In pratica, dicono i suoi ideatori, dopo l’autodistruzione il chip non può essere in alcun modo ricostruito.

Gli esperti di Xerox PARC sottolineano come il focus della nuova tecnologia sia la sicurezza dei dati, oltre alla possibilità di utilizzare un sistema “molto rapido” e compatibile con componenti elettronici già in commercio. Idealmente, il chip del PARC potrebbe rendere obsolete le procedure di distruzione “fisica” dei dati top secret attualmente adottate dalle organizzazioni di intelligence di mezzo mondo.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 14 set 2015
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