Il costo dell'ignoranza nell'era digitale

Il costo dell'ignoranza nell'era digitale

Presentato il rapporto
Presentato il rapporto


Roma – È di 15,6 miliardi di Euro il danno che l’Italia subisce ogni anno per la scarsa preparazione della forza lavoro all’impiego delle tecnologie dell’informatica e delle telecomunicazioni (ICT). A questa cifra si dovrebbero aggiungere altri 2 miliardi se non fossero decollate iniziative non-profit di alfabetizzazione informatica come quelle per il conseguimento della certificazione ECDL (Patente del Computer).

Sono questi i dati salienti emersi dalla presentazione della prima indagine in Italia su “Il Costo dell’Ignoranza nella Società dell’Informazione”, svolta da AICA – Associazione Italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico – in collaborazione con SDA-Bocconi.

“In Italia – si legge in una nota – ci sono 6,7 milioni di lavoratori classificabili come utilizzatori generici di strumenti di informatica (quelli che li usano in modo non intensivo, esclusi gli specialisti) che perdono quasi tre ore la settimana per un uso maldestro del PC e di Internet, per un totale complessivo annuo di giornate di lavoro perse che sfiora i 115 milioni. Quest’ultimo dato, al costo medio di 136 Euro al giorno, porta ai 15,6 miliardi di costo dell’incompetenza informatica”.

Lo studio ha anche stimato il “costo dell’ignoranza informatica” per dimensione d’azienda: che va dai 23.310 euro nelle aziende con 10 utenti ai 1.165.500 euro nelle aziende che hanno 500.

La chiave è la formazione

“Serve – dicono gli esperti – il coinvolgimento sia delle istituzioni che delle imprese”. Ma in Italia – rimarca lo studio – l’informatica non è disciplina curricolare nella scuola media superiore e le imprese investono poco: gli addetti che hanno ricevuto almeno un minimo di formazione in materia sono il 18%, contro il 28% medio europeo, il 55,6% in Danimarca, il 49,2% in Finlandia e il 46,1% in Svezia. L’Italia è così al terzultimo posto nella graduatoria dei 15 paesi europei per formazione informatica, malgrado gli appelli lanciati dall’Unione Europea, che nel programma e-Europe 2005 ne ha ribadito la centralità ai fini dello sviluppo occupazionale.

La patente ECDL limita i danni?
Una notazione particolare merita la Patente del computer o Patente ECDL (European Computing Driving Licence), nel bene e nel male ormAi un riferimento in Europa per la certificazione delle competenze di base del computer. “Nell’avaro panorama italiano della formazione informatica – sostengono gli esperti – la patente ECDL sta facendo eccezione. Sta infatti raggiungendo un buon livello di diffusione (171.500 diplomati, 2.700 test center abilitati e 450.000 candidati alle prove d’esame), e ha consentito di contenere i danni dell’incompetenza informatica di circa 2.000 milioni di Euro”.

Le stesse imprese italiane – che nel 71% dei casi spendono appena lo 0,05% del fatturato in formazione – indicano di avere avuto benefici dal conseguimento dell’ECDL da parte dei dipendenti. Il 97% delle aziende manifatturiere ha riscontrato tangibili miglioramenti nella capacità d’uso degli strumenti informatici, mentre sono soddisfatti per la miglior resa sul lavoro il 62% degli utenti privati.

Secondo gli autori del rapporto è poi importante sottolineare la prevalente motivazione individuale (83% degli utenti) all’ottenimento dell’ECDL, anche per il 90% dei diplomati ECDL disoccupati che l’hanno conseguito pagando i corsi di qualificazione di tasca propria.

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Pubblicato il
14 mar 2003
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