Il cyborg giapponese non ha bisogno di acqua

Il cyborg giapponese non ha bisogno di acqua

Un'ipotesi post-apocalittica per un transumanesimo fatto con stile: l'innesto di un sistema di organi artificiali per ridurre drasticamente la necessità di acqua potabile da ingerire ogni giorno
Un'ipotesi post-apocalittica per un transumanesimo fatto con stile: l'innesto di un sistema di organi artificiali per ridurre drasticamente la necessità di acqua potabile da ingerire ogni giorno

Allo studio di design nipponico Takram era stato commissionato il progetto di una bottiglia d’acqua adatta all’uso in un ambiente profondamente modificato da un futuro, ipotetico disastro ambientale. Piuttosto che limitarsi alla bottiglia, Takram ha pensato bene di ridisegnare il corpo umano per meglio adattarlo alle mutate condizioni di vita.

Il cyborg ipotizzato dello studio giapponese è molto più efficiente nella gestione delle esigenze idriche rispetto a un umano “liscio”: il transumano di Takram espelle quante meno particelle d’acqua è possibile, ne ricava quante più è possibile dall’aria che lo circonda e bandisce la traspirazione.

Il sistema di organi artificiali ideato da Takram si chiama Hydrolemic System e consta dei seguenti elementi: innesti nelle narici per trasformare l’umidità presente nell’aria inalata in acqua, innesti nelle ghiandole renali e alla fine del sistema digerente per catturare l’acqua in via d’uscita dal corpo, un collare da montare sul collo che riduce al minimo indispensabile la traspirazione trasformando il calore corporeo in elettricità.

Con un siffatto mix di apparati biotecnologici, ipotizzano i designer di Takram, un uomo o una donna costretti a vivere in un ambiente in cui l’acqua potabile sia a dir poco scarsa avrebbe bisogno di una minuscola percentuale di prezioso H2O allo stato liquido (pari a 0,1 tazze al giorno) per poter continuare a vivere.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 29 giu 2012
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