Il GPS frantuma l'Autovelox in tribunale

Il GPS frantuma l'Autovelox in tribunale

Un giovane guidatore si avvale di un GPS per cancellare una multa per eccesso di velocità. Le rilevazioni del suo gingillo battono quelle della polizia stradale
Un giovane guidatore si avvale di un GPS per cancellare una multa per eccesso di velocità. Le rilevazioni del suo gingillo battono quelle della polizia stradale

I genitori preoccupati che si comportasse prudentemente in auto gli avevano installato un tracciatore GPS , e il diciottenne Shaun Malone sembra abbia seguito alla lettera le loro raccomandazioni. Al punto da spuntarla sul poliziotto che sosteneva di averlo colto col piede troppo spinto sull’acceleratore.

il tracker Il tracciatore (nella gif qui a lato) è stato realizzato dalla società Rocky Mountain Tracking , specializzata appunto nella produzione di dispositivi GPS utili per tenere sotto controllo mezzi o persone come nel caso del giovane Malone. La multa per eccesso di velocità era stata verbalizzata da un agente dotato di una di quelle pistole radar in grado di misurare la velocità dei veicoli di passaggio, pistola che nel caso specifico aveva rilevato ben 62 miglia orarie in una zona in cui la massima velocità consentita era 45 mph.

Una prima manche in tribunale ha visto Malone e famiglia soccombere, giudiziariamente parlando, dietro testimonianza del dottor Stephen Heppe chiamato dalla corte a titolo di esperto. Secondo una prima interpretazione dei dati GPS l’auto andava ben oltre i 45 mph, ha sostenuto Heppe, per poi rimangiarsi tutto a un esame più attento del gingillo .

Il tracciatore invia un segnale ogni 30 secondi assieme a un allarme via e-mail quando il guidatore supera le 70 mph, ed è secondo l’esame approfondito di Heppe “molto accurato” nel restituire dati istantanei sulla velocità percorsa. Prima di ricredersi, l’esperto era invece convinto che tali informazioni fossero calcolate in media su una certa distanza.

Il caso, ad ogni modo, fa discutere: c’è già chi prevede, qualora alla ripresa della causa – il prossimo 3 ottobre – vincesse la famiglia Malone, la proliferazione incontrollata e incontrollabile di tracciatori GPS facili da manomettere e quindi ideali per fregare le rilevazioni dei cops da strada, e chi, come il fondatore e presidente di RMT Brad Borst, naturalmente tende a gongolare.

“Questa faccenda ha catturato l’attenzione della nazione – dice Borst nella press release di RMT – e stabilirà un precedente su come i dipartimenti di polizia utilizzano i posti di controllo della velocità in relazione a una presenza crescente dei GPS”. Presenza che, come il caso Malone esemplifica, continua il businessman, dimostra “l’accuratezza e l’affidabilità” del complesso sistema satellitare che gestisce il segnale a microonde del GPS in funzione già dal 1993″.

Alfonso Maruccia

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
23 lug 2008
Link copiato negli appunti