Il granchio di MPAA sa di torrent

Il granchio di MPAA sa di torrent

di G. Mondi - Le major si sentono in diritto non solo di aggredire chi scambia file protetti da diritto d'autore ma anche chi offre servizi di ricerca. Badando bene a colpire nomi piccoli. Sfruttano un vuoto normativo sempre più grave
di G. Mondi - Le major si sentono in diritto non solo di aggredire chi scambia file protetti da diritto d'autore ma anche chi offre servizi di ricerca. Badando bene a colpire nomi piccoli. Sfruttano un vuoto normativo sempre più grave


Roma – Nei suoi indici non linka direttamente file protetti da diritto d’autore ed anzi li ha rimossi ogni qual volta è stato indicato qualche link del genere, eppure è stato denunciato insieme a numerosi altri servizi web, da parte delle major di Hollywood. Ma ha deciso di opporsi e ha già inoltrato ai giudici richiesta di dismissione del caso perché privo di fondamento.

Si chiama Torrentspy.com ed è un motore di ricerca specializzato in file torrent, ampiamente usati in rete per condividere il download di moltissimi diversi materiali. E’ anche l’azienda che da alcuni giorni è diventata bandiera per chi non vuole cedere ai metodi della crociata anti-pirateria condotta su internet dalla Motion Picture Association of America , che raggruppa tutti i maggiori studios cinematografici.

Torrentyspy è accusata da MPAA di favorire l’accesso a file pirata e, quindi, di essere complice di chi scambia e condivide illegalmente film, musica e via dicendo. Nella sua Motion of Dismiss , ossia la richiesta al tribunale di lasciar cadere la denuncia degli industriali del cinema, Torrentspy nega tutto spiegando di essere soltanto quello che è: un motore di ricerca.

Nella foga di colpire tutto ciò che può, a suo dire, rappresentare un ostacolo alla massimizzazione dei profitti, MPAA si è lanciata contro uno dei servizi essenziali della rete e persino della sua economia: il search .
Nell’uso, Torrentspy non è diverso da tanti altri strumenti. Digitando termini caldi come Eastwood , il nome del celebre attore e regista americano, si ottengono una cinquantina di risultati. Sono i file che un numero notevole di utenti di client BitTorrent stanno scaricando assieme, di fatto ponendoli in condivisione. Ciò significa soltanto che Torrentspy fa bene il suo dovere e che molti utenti scambiano tra loro file protetti senza autorizzazione.

Ma perché MPAA denuncia Torrentspy e non, chessò, Google ? Da Google non è infatti difficile arrivare a file musicali e cinematografici e a moltissimi altri contenuti protetti da diritto d’autore, scaricabili in pochi clic. Ci sono siti che spiegano come fare per ottimizzare le ricerche a questo scopo, altri che offrono la pappa pronta, altri ancora che invece di Google usano AltaVista . Perché non perseguire tutto ciò che consente di arrivare a sapere che in giro ci sono file illegali?

I più maliziosi potrebbero pensare che è più facile costringere un motore come Torrentspy alla chiusura, che accapigliarsi contro la più importante net company del momento. Altri, che tutto questo sia il frutto degli accordi di Hollywood con la società BitTorrent per la distribuzione legale di film con tecnologie “torrentizie”. Ma il punto chiave è l’ assenza di regole certe sulle responsabilità di questo o di quel servizio web, ovvero la plateale insufficienza della politica dinanzi alle sfide imposte dal diritto d’autore nell’era digitale.

L’inabilità dei Legislatori dei maggiori paesi occidentali di star dietro all’impatto sociale delle nuove tecnologie, e capaci di focalizzarsi quasi esclusivamente sulle esigenze di un mercato pre-esistente o di assistere stupefatti all’emergere di un new marketplace, con Torrentspy viene nuovamente smascherata . E’ un sito, gestito da una piccola comunità di utenti Internet, a dover difendere ora uno degli elementi fondanti della rete stessa, vale a dire la libertà di ricerca delle informazioni .

Confusi dalla dinamicità delle nuove tecnologie, poco propensi al loro utilizzo e proni alle esigenze di strutture industriali che, nonostante l’avvento della rete, continuano a basare il proprio profitto sulla limitazione nell’accesso alla conoscenza e all’informazione, politici di ogni colore, con poche straordinarie eccezioni, avallano un’autentica caccia all’uomo . Quello che, trovandosi tra le mani migliaia o centinaia di migliaia di file, altro non fa che condividerli con altri suoi simili, senza cercare profitto diverso da un più ampio accesso per sé alla conoscenza. Ed in questo, con le voragini normative che si ingrandiscono giorno dopo giorno all’avanzare e al diversificarsi delle tecnologie, permettono a chi difende il profitto di pochi, di comprimere i diritti di tutti.

Gilberto Mondi

I precedenti interventi di G.M. sono qui

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Pubblicato il
30 mar 2006
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