Il mantello dell'invisibilità è un diamante

Il mantello dell'invisibilità è un diamante

Ricercatori statunitensi realizzano il primo "mantello" capace di rendere un piccolo oggetto completamente invisibile. Il sistema funziona solo per gli infrarossi, ma le potenziali applicazioni sono promettenti
Ricercatori statunitensi realizzano il primo "mantello" capace di rendere un piccolo oggetto completamente invisibile. Il sistema funziona solo per gli infrarossi, ma le potenziali applicazioni sono promettenti

Dopo i primi successi conseguiti qualche anno fa e le successive sperimentazioni , i ricercatori della Duke University sostengono di aver realizzato quello che dovrebbe rappresentare il primo “mantello dell’invisibilità” capace di far sparire completamente dai radar un oggetto di piccole dimensioni.

I mantelli dell’invisibilità sin qui realizzati avevano infatti lo svantaggio di far trapelare un alone di quello che andavano a coprire, mentre la configurazione dei metamateriali adottata dagli scienziati statunitensi ha permesso loro di rendere completamente invisibile un cilindro dal diametro di 7,5 cm e dalla lunghezza di 1 cm.

Il nuovo “mantello” della Duke ha una forma di diamante, ed è in grado di garantire l’invisibilità solo nello spettro dell’infrarosso: con radiazioni elettromagnetiche di minore lunghezza (come quelle della luce visibile, ad esempio) il sistema non funzionerebbe.

Un altro svantaggio della tecnologia è il fatto che essa funziona solo da un preciso angolo di visione. È la stessa cosa che capita con le carte da gioco animate in Alice nel Paese delle Meraviglie, spiega il professor David Smith: “Se si girano sul lato non si possono vedere ma sono ovviamente visibili se le si guarda dall’altra direzione”.

Anche se il diamante dell’invisibilità non sarà impiegabile per mascherare la presenza di oggetti e persone in condizioni normali, dicono i ricercatori, le sue applicazioni nell’infinitamente piccolo (scudi termici per i micro-processori, sistemi anti-radar, aumento della velocità delle connessioni a Internet) sono più che promettenti.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
14 nov 2012
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