Il massacro del V-Tech è un game che indigna

Il massacro del V-Tech è un game che indigna

Un giochino flash è sotto accusa: il player viene messo nei panni del ragazzo autore della strage nell'università della Virginia. Armi alla mano, si vince sparando a più non posso. Ma le critiche non bastano a impedirne la diffusione
Un giochino flash è sotto accusa: il player viene messo nei panni del ragazzo autore della strage nell'università della Virginia. Armi alla mano, si vince sparando a più non posso. Ma le critiche non bastano a impedirne la diffusione

C’è indignazione nelle parole con cui molti in queste ore stanno commentando, aumentandone la popolarità, V-Tech Rampage , un elementare videogame sviluppato in Flash il cui “plot” altro non è che la sanguinosa sparatoria in cui lo scorso aprile hanno perso la vita 32 persone e il cui autore, uno studente di origine coreana, si è ucciso subito dopo. Chi gioca si trova appunto nei panni di quello studente, Seung-Hui.

Il game, pubblicato da Newsgrounds , è il parto di un 21enne australiano, Ryan Lambourn, che nelle scorse ore si era detto disponibile a rimuoverlo dalla rete ma solo in cambio di 2mila dollari , chiedendone altri 3mila per offrire anche le proprie scuse alla comunità.

Ora il videogame è finito nel mirino della Task Force del Senato americano sulla violenza giovanile e l’industria dell’intrattenimento. Il suo chairman, il senatore Andrew Lanza, spiega che “ci sono cose della vita sulle quali non si dovrebbe ridere e che non dovrebbero diventare dei giochi. Quello non è un gioco, è stata una terribile perdita”.

Lanza sta facendo pressioni su siti web, rivenditori e produttori affinché boicottino il gioco che, per il momento, rimane però disponibile online. Su Newsgrounds l’autore afferma: “Il mio sito è down perché sono arrivate troppe email di persone arrabbiate, e non tornerà online fino a quando conterrà V-Tech Rampage. Almeno Newsgrounds ancora crede nella libertà di espressione, grazie”.

All’australiano Daily Telegraph Lambourn ha dichiarato che pensava che il gioco sarebbe stato divertente, anche in quanto emulazione di certi titoli anni ’80. Una delle sopravvissute al massacro ha invece stigmatizzato l’iniziativa del ragazzo: “È facile per qualcuno a cui non è accaduta una cosa come quella starsene a casa e produrre un videogioco come fosse uno scherzo di cattivo gusto. Dovrebbe pensare alle famiglie che hanno perso coloro che amavano. Le scuse non avrebbero senso, dal momento che chiede soldi in cambio”.

A far rumore sono anche i commenti lasciati sul sito di Newsgrounds , come quello di nice che scrive: “chi se ne frega! Non è mica che tutto il Mondo sia sotto shock. Solo l’America, il resto del mondo ha pensato: questo può accadere solo in America. Ci sono giochi in cui si uccidono afgani, iraqeni e tedeschi”.

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Pubblicato il 18 mag 2007
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