Stoccolma – Tre premi Nobel per la fisica assegnati a grandi scoperte nell’ambito delle tecnologie informatiche, quest’anno… E se ci aggiungiamo i premi Nobel per la chimica dei polimeri conduttori, si delinea un’attenzione dell’Accademia delle Scienze svedese quasi completamente dedicata a questo campo teorico e ai suoi sviluppi pratici. Vediamo a chi sono andati i prestigiosi riconoscimenti e perché.
Il fisico Jack Kilby, statunitense (1923), che è anche uno degli inventori della calcolatrice tascabile, ha ricevuto il premio per aver lavorato all’invenzione e allo sviluppo del chip, il circuito integrato. L’Accademia delle Scienze motiva la sua scelta dicendo che “attraverso quest’invenzione la microelettronica è cresciuta fino a diventare la base di tutta la moderna tecnologia. Esempi ne sono i potenti computer che raccolgono ed elaborano dati e controllano tutto, dalle lavatrici alle automobili alle sonde spaziali, alle attrezzature diagnostiche in medicina come i tomografi computerizzati e le telecamere di risonanza magnetica. Il microchip ha anche portato nel nostro ambiente piccole apparecchiature elettroniche, dagli orologi elettronici ai giochi tv, le minicalcolatrici e i personal computer.”
A Zhores Alferov, russo (1930), e Herbert Kroemer, statunitense (1928), l’altra metà del premio (che a livello economico vale in totale circa due miliardi di lire): per lo sviluppo di eterostrutture semiconduttrici, che “hanno dato stabili fondamenta alla tecnologia dell’informazione”. Dai loro studi sono nati i transistor veloci usati nelle connessioni radio satellitari e nelle stazioni radiobase per la telefonia mobile, ma anche i diodi laser delle connessioni in fibra ottica, dei lettori di codici a barre, dei lettori CD.
Studi e invenzioni non recentissime, quindi. Se è nel 1915 che nacque la valvola termoionica e nel 1945 il transistor, fu nel 1958 che al singolo transistor (i cui inventori si aggiudicarono anch’essi il Nobel) si sostituirono più transistor collegati fra loro in un circuito integrato. L’aumento di potenza e la miniaturizzazione che ne derivarono causarono una formidabile accelerazione della penetrazione degli strumenti informatici in tutti gli ambienti dove viviamo e operiamo.
E, quarant’anni dopo, l’evoluzione informatica guarda a tecnologie ancora più potenti e “micro”: è sempre più vero che per noi “la tecnologia migliore è quella che non si vede” (Donald Norman).
In questa direzione vanno anche i Nobel per la chimica – ad Alan Heeger, Alan Mac Diarmid e Hideki Shirakawa – per la scoperta e lo sviluppo dei polimeri conduttori, materie plastiche organiche capaci di condurre elettricità ed emettere luce, oggi utilizzati per i monitor dei computer, gli schermi dei televisori portatili o ultrapiatti, i display dei telefonini, le pellicole fotografiche. In un futuro forse vicinissimo ci permetteranno di avere schermi piatti da arrotolare quando non servono, e altre invenzioni nate dalla combinazione della conduttività dei metalli con il peso ridotto e la flessibilità della plastica. E, tenendo conto del fatto che questi polimeri possono essere prodotti rapidamente e con costi molto bassi, forse la nuova tecnologia sarà anche sorprendentemente economica.