Il Moige lancerà una campagna Xbox

Il Moige lancerà una campagna Xbox

Genitori italiani preoccupati per il troppo tempo che i figli, spesso giovanissimi, passano davanti ai videogiochi. A novembre la nuova campagna del Moige con uno sponsor d'eccezione
Genitori italiani preoccupati per il troppo tempo che i figli, spesso giovanissimi, passano davanti ai videogiochi. A novembre la nuova campagna del Moige con uno sponsor d'eccezione

Pargoli in preda a desideri impellenti, come quello di videogiocare il più possibile ad ogni ora del giorno, figli nelle cui mani piovono console videoludiche e costosissimi titoli: si moltiplicano le occasioni in cui i genitori italiani possono preoccuparsi per le attività domestiche delle persone corte con cui abitano. Secondo una rilevazione SWG, l’89 per cento dei genitori teme che la prole investa troppo del proprio tempo a fraggare mostri in televisione.

bimbi videogiocanti È da qui, da queste considerazioni, dal fatto che un bambino su quattro inizi a videogiocare a tre anni, che il Moige , il Movimento italiano genitori, annuncia una nuova campagna tesa, spiega in una nota , a sensibilizzare i minori affinché usino i videogiochi in modo responsabile . Una campagna che partirà a novembre.

Nel tentativo di raccontare un modo diverso di usare certi titoli di intrattenimento, di creare un equilibrio tra le diverse attività di una giornata, il Moige può contare in questa occasione su un partner di settore: c’è Microsoft con la sua Xbox a finanziare una parte della campagna, sostenuta peraltro anche dal Ministro per le politiche per i giovani, dall’Istituto italiano di Ortofonologia, dalla Società Italiana di Psicologia e da PSIConline. Tutti insieme, cercheranno di dare delle indicazioni utili non solo ai genitori ma anche agli utilizzatori dei videogiochi.

Dai numeri SWG emerge che quasi la metà dei ragazzi si dedica ai videogiochi “almeno una volta al giorno”: se nella maggiorparte dei casi è un’attività che si conclude nel giro di un’ora, nel 20 per cento si concretizza in due ore di passione. Il problema, però, è che la classificazione PEGI , quel rating europeo pensato per agevolare ai genitori l’individuazione di giochi adatti all’età dei propri figli, viene pressoché ignorata dai genitori stessi. Dando ragione a quanti sostengono che alcuni videogiochi andrebbero vietati tout-court perché tanto poi le famiglie non si interessano a ciò con cui giocano i bambini, i dati indicano che meno di un genitore su tre controlla il rating. Nonostante le campagne di informazione già avviate in passato, solo il 25 per cento dei genitori dichiara di sapere cosa sia il PEGI.

Come se non bastasse, nonostante la presenza di strumenti di controllo piuttosto avanzati, solo il 14 per cento dei genitori ricorre a sistemi come il parental control o il family timer, tool che potrebbero delimitare le attività dei piccoli e l’influenza che sul loro tempo e il loro immaginario acquisiscono i videotitoli con cui si baloccano. Desta quindi interesse, ed è qui che si insinuerà la campagna Moige/Xbox, il fatto che il 74 per cento degli adulti vorrebbe poter disporre di strumenti per limitare l’utilizzo dei videogiochi in casa.

Ci si accorgerà in autunno del lancio della campagna, quando inizieranno ad apparire due nuovi personaggi, “Mony” e “Joy”. Inoltre nelle scuole selezionate verranno realizzati spettacoli di burattini dedicati, con distribuzione di materiale informativo sviluppato dal Moige stesso. Il tutto verrà promosso già dai prossimi giorni su un sito dedicato di Microsoft: su MSN da luglio inizieranno a girare i banner della campagna.

In realtà le rilevazioni presentate da SWG non toccano soltanto le preoccupazioni dei genitori. C’è dentro, ad esempio, anche la conferma delle nuove tendenze, come quella secondo cui aumenta l’interesse dei videogamer di sesso femminile . Sempre più spesso le ragazze si trastullano con videogiochi che non sono espressamente pensati per loro, inoltre in quelle più piccole, tra i 7 e i 12 anni, si registra un desiderio videoludico più forte che in quello delle generazioni precedenti. In corso, dunque, sembra esserci un cambiamento importante, rilevante prima di tutto per l’industria di settore.

A colpire, inoltre, il fatto che al sud si videogioca di più : secondo SWG nel meridione si inizia prima a giocare (anche dal terzo anno di età) e si gioca per 7 ore alla settimana contro le 5 della media nazionale.

Spinge i genitori ad informarsi, a capire quali videogiochi siano di interesse per i figli, a verificarne un uso consapevole e responsabile il presidente del Mogie, Maria Rita Munizzi, secondo cui “c’è bisogno di una attenzione continua, anche sul tempo che i nostri figli trascorrono davanti alla console, che non deve “cannibalizzare” il resto delle loro attività, dallo studio alle altre tipologie di giochi, soprattutto quelli che permettono loro di fare attività fisica e di socializzare con i loro coetanei”.

bimbi videogiocanti Sulla stessa linea anche le dichiarazioni di Microsoft: Maurizio Zazzaro, Country Manager Entertainment & Devices Division di Microsoft Italia, ha sottolineato il supporto fornito al PEGI dall’azienda e ha ricordato che “recentemente Xbox 360 ha lanciato il Timer Familiare, una tecnologia disponibile sia per console sia per Windows Vista, che si aggiunge ad una serie di altre funzionalità già disponibili per il parental control, che offre ai genitori la possibilità di decidere per quanto tempo i propri bambini possono giocare con i videogiochi”.

Di interesse anche l’opinione di uno psicoterapeuta che ha partecipato alla presentazione della campagna, Federico Bianchi di Castelbianco, secondo cui “se è giusto che i genitori debbano avere la responsabilità e l’opportunità di intervenire negli aspetti educativi che riguardano i loro figli, è però vero che non devono in alcun modo svolgere attività in stile Sherlock Holmes per indagare quali siano i videogiochi idonei per i loro figli. Il fatto che i produttori di videogiochi riescano a vendere di più puntando sulla comprensibile curiosità e sulla volontà di trasgredire dei più piccoli non può esimerli dall’informare correttamente il genitore che compra il gioco. È pertanto opportuno che vengano indicati sulle scatole, e in maniera realistica, sia il limite d’età, sia la tipologia del contenuto del videogioco”.

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
19 giu 2008
Link copiato negli appunti