Il mondo dopo Napster

Il mondo dopo Napster

Il nuovo Napster ci farà pagare cose che non sono di Napster, pagheremo per un sistema frequentato da pochi. Ma dov'è finito il vinile?
Il nuovo Napster ci farà pagare cose che non sono di Napster, pagheremo per un sistema frequentato da pochi. Ma dov'è finito il vinile?


Web – Contrariamente a quanto ci si sarebbe aspettato, i milioni di utenti di Napster, dopo l’annuncio della fine della pacchia prevista per il primo luglio e in attesa di conoscere le decisioni del tribunale d’appello, non hanno riempito la rete di petizioni, non hanno minacciato net-strikes né altro. Come mai?

In parte la risposta può essere che gli utenti Napster sono talmente tanti da non poter nemmeno essere considerati come un tutto unitario, capace di esprimere un’idea forte di protesta, o forse stanno alla finestra per vedere cosa succederà.

Le domande che sento circolare sono tante:

1) su Napster sono disponibili files musicali di pubblico dominio o files mp3 con brevi battute di comici, o spezzoni di film o versi di animali: perché la Bertelsmann mi deve far pagare anche quelli? E siamo sicuri che il coro della SAT, di cui ho scaricato 4 o 5 cori alpini, riceverà le sue royalties? O le riceveranno solo Eminem, Britney Spears e Co.?

2) Paradossalmente il fatto che Napster diventi a pagamento, allontanando almeno una parte, per ora non quantificabile, degli utenti, lo renderà più povero di contenuti, proprio nel momento in cui bisognerà pagare per accedervi.

3) Negli ultimi 3 anni Napster è stata la più grossa invenzione della rete, quella che ha fatto più parlare di sé e che ha sicuramente coinvolto anche gli utenti internet meno smanettoni: quanti sono quelli che sul proprio pc hanno installato qualche SW anti-intrusione o che sanno con precisione cos’è un firewall o un trojan? Pochissimi! Invece Napster lo conoscono tutti e lo usano tutti fin dai primi giorni di permanenza in rete. Ma, contrariamente al modello-internet che ci viene propinato ogni giorno per cui la new economy ci renderà, in un modo o nell’altro, tutti più ricchi, Napster non produce profitto, o meglio l’ha prodotto solo per il suo autore, che vendendolo a Bertelsmann potrà passare il resto della vita senza preoccuparsi delle bollette da pagare. Quindi, alla faccia dei vari Bezos, eBay, ecc., i soldi in rete si fanno così… quasi per caso!

4) Provatemi a spiegare perchè la Sony che produce masterizzatori, nastri DAT, ecc. ecc., poi si arrabbia se duplico un cd di un artista della sua scuderia. Il caso Sony è paradossale, però è innegabile che il successo di Napster dipenda soprattutto dalla disponibilità di strumenti che consentono la duplicazione domestica della musica, strumenti che sono l’ideale evoluzione dello stereo8, delle musicassette, delle videocassette…. Se queste cose esistono e costano (relativamente) poco, la gente le usa senza porsi troppi problemi: è innegabile che nessuno provi la sensazione di commettere un tremendo reato mentre scarica dalla rete, gratis, un pezzo dei Metallica.

5) Il sistema dei diritti d’autore, così com’è oggi strutturato, non è qualcosa di storicamente immutabile: corrisponde ad un ben preciso momento storico in cui era necessario, per portare l’opera d’ingegno a contatto con il pubblico, che ci fosse un’industria in grado di costruire materialmente i supporti (libri, vinili….) e di distribuirli, ed era questa industria a trarre quindi indirettamente profitto dalle opere altrui. Potenzialmente, la rete rende questo tipo di industria del tutto inutile, poichè la maggior parte della gente non avrebbe nulla in contrario a versare direttamente a lui quel dollaro e mezzo che l’artista (il grande artista) percepisce per ogni Cd venduto, saltando un intermediario che nei fatti si va dimostrando sempre più inutile.

6) Un’ultima considerazione: appartengo alla generazione del vinile. In quei tempi, ormai lontani, il feticcio LP aveva un grande potere di seduzione: era, in qualche modo, un’originale, anche se in infinite copie, un oggetto in cui investire anche emotivamente, al di là del contenuto musicale o oltre lo stesso. Non era la stessa cosa avere l’LP o una cassetta registrata….
Adesso il CD è visto solo come un supporto, un mezzo, e le sue dimensioni fanno sì che anche le copertine più belle possano essere apprezzate solo con la lente d’ingrandimento (avete fatto caso ai font con cui vengono scritti i testi o i credits?)

Qualcun altro ha qualcosa da aggiungere?

Nanni

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Pubblicato il
23 feb 2001
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