Il Nepal chiude le TLC

Il Nepal chiude le TLC

L'ultimo capriccio di re Gyanendra, monarca e dittatore dello stato himalayano: tagliare le telecomunicazioni per facilitare la repressione violenta degli oppositori, annegandola nel silenzio
L'ultimo capriccio di re Gyanendra, monarca e dittatore dello stato himalayano: tagliare le telecomunicazioni per facilitare la repressione violenta degli oppositori, annegandola nel silenzio


Kathmandu (Nepal) – Grosso guaio a Kathmandu: il re Gyanedra, sovrano semiassoluto del piccolo stato asiatico, ha ordinato il blocco totale delle telecomunicazioni . Il regime, ormai in piena deriva totalitaria, ha considerato la mossa come strategica e necessaria: mentre le linee telefoniche fisse e mobili erano fuori uso, la polizia militare ha soffocato nel sangue una rivolta fomentata da alcuni partiti locali d’estrema sinistra.

Il numero delle vittime tra i manifestanti , la maggior parte dei quali appartiene al movimento rivoluzionario maoista nepalese, è ormai a quota 26. La polizia ha inoltre arrestato più di 200 cittadini e numerosi membri dei sette partiti nazionali, coesi ed unitamente schierati contro il tiranno Gyanedra.

Oltre al blocco delle telecomunicazioni, ripristinate a singhiozzo solo in certe aree del paese, Gyanedra ha interrotto il traffico Internet e la pubblicazione di qualsiasi forma di notiziario. Secondo i reporter della BBC , l’aria che tira nella capitale nepalese è “spettrale”, simile a quella di un “villaggio abbandonato”. Gli organi di stampa della Repubblica Popolare Cinese rincarano la dose: il re avrebbe imposto il coprifuoco totale , accompagnato dal silenzio telefonico, tutti i giorni dalle otto di mattina fino alle sei del pomeriggio.

L’obiettivo del monarca è di impedire il passaparola e la nascita di un movimento di liberazione: i sette partiti del parlamento nepalese, sciolto lo scorso febbraio dopo il golpe dei monarchici, stanno da tempo progettando una gigantesca manifestazione pubblica per tentare di ripristinare la democrazia.

“Il governo nepalese ha completamente perso la testa”, fa sapere il segretario generale del Partito Comunista Nepalese, Madhav Kumar. Critiche pesantissime anche da parte dell’India e delle Nazioni Unite: “Il timore di una rivoluzione violenta non può giustificare rastrellamenti a tappeto tra gli appartenenti ai partiti politici regolari “, sostiene un osservatore ONU in Nepal.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
23 gen 2006
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