Il paese degli spammer

Il paese degli spammer

di Lamberto Assenti. Non illudiamoci: lo spam è qui per rimanere, perché all'aumentare dell'utenza internet corrisponde un aumento degli spammer. I provider? Costretti ad agire e solo raramente complici. L'esigenza di un Patto
di Lamberto Assenti. Non illudiamoci: lo spam è qui per rimanere, perché all'aumentare dell'utenza internet corrisponde un aumento degli spammer. I provider? Costretti ad agire e solo raramente complici. L'esigenza di un Patto


Roma – E’ uno dei luoghi più tristi e comuni della rete, ormai: “lo spam aumenta”; “mi trovo sempre più spam nella mia inbox”; “ma come mi difendo da questa ondata?”. E via dicendo. Già, perché la “sensazione” diffusa, da Usenet e dai forum di mezza internet, è che la circolazione di email indesiderate e non richieste sia in continuo aumento. E le imprese spammatorie firmate “Pasquale” in questi giorni hanno acuito questa sensazione.

Per capire quanto sta accadendo non basta guardare ai “numeri” di internet. E’ vero che rispetto a soli due o tre anni fa oggi in rete si collega una massa di utenti in più; ed è vero che proprio per questo sono più numerosi i bersagli potenziali per uno spammer. Ma il nocciolo del problema sta nel fatto che all’aumento dell’utenza internet sembra corrispondere un aumento altrettanto progressivo degli autori di azioni spammatorie. Il tutto condito da un decadimento verticale del rispetto per il cyberspazio.

Anche in Italia il fenomeno è in aumento. Incauti webmaster che pubblicizzano improbabili siti, frenetiche prede del “tutto e subito”, impudenti uomini marketing a caccia di indirizzi: ogni scusa è buona per inviare messaggi in quantità industriale.

Da noi sono ormai tanti, in questo periodo, che perduto ogni scrupolo, realizzano siti su servizi di hosting gratuito, ci piazzano sopra qualche banner e il programmino da scaricare per collegarsi a pagamento a loghi e suonerie e iniziano a promuoverlo ricorrendo, appunto, a più o meno sofisticate tecniche spammatorie. In barba tanto alle richieste dei produttori di questi sistemi, che perlopiù esplicitamente vietano agli affiliati il ricorso allo spam, quanto a quelle dei provider che ospitano siti gratuitamente, che vietano lo spam e si ritrovano i network intasati di spammatori. Problema grosso che, come si è visto in queste settimane, può addirittura provocare l’inserimento di un fornitore di servizi internet in qualche lista di filtraggio antispam, pur non avendone alcuna colpa.

A “tirare” lo spam nostrano, con tecniche di diffusione e occupazione di spazi web e banda altrui, sono anche certi pornografi senza scrupoli. Gente capace di mandare a qualunque casella di posta elettronica che abbia sotto mano messaggi totalmente deliranti e di certo inadatti ai più giovani, che pure non ne sono risparmiati. Al grido di “cliccami proprio lì e sarai più felice” le perturbazioni da spam continuano a rendere difficile il cammino dei cyberutenti.

Come se non bastasse, si moltiplicano anche i cattivi maestri dello spam elevato al quadrato, quelli che spammano per propagandare la vendita di CD ricolmi di indirizzi di posta elettronica da spammare. Uno spam nello spam che per 50 o 100 dollari permette a chiunque di trasformarsi in un potenziale spammer.

Non è giusto chiedere ai provider di spendere soldi ed energie per stare dietro a quegli utenti, che senza curarsi di nulla sfruttano i loro servizi finché possono, prima di trasferirsi altrove, a seguito dei provvedimenti presi dal fornitore di servizi. Non è giusto ma è necessario, perché soltanto i provider possono agire con fermezza e rapidità contro coloro che dai propri network propagano migliaia o centinaia di migliaia di lettere di immondizia elettronica. Non è giusto ma è inevitabile, perché uno dei costi maggiori della circolazione di tonnellate di posta di questo tipo lo sostengono proprio gli operatori, costretti così ad agire. Fanno eccezione quei provider, pochi e di difficile individuazione, che offrono spazio e connettività agli spammer come parte di un contratto commerciale, un contratto capestro che getta ombra su una categoria di aziende perlopiù impegnate nella difesa dei propri network e dei propri utenti.

Ci vuole un approccio nuovo, perché l’utente deve sapere che è lui a poter fare la differenza, segnalando all’abuse del proprio provider ogni singolo messaggio di spam, per agevolare il difficilissimo lavoro di arginamento che in molti portano avanti in Italia e nel mondo. O denunciando pubblicamente il provider inerte, come succede da mesi, per esempio, a VirgilioTIN.

Lo spam è qui per rimanere, per crescere e per sfruttare ogni nuovo canale di comunicazione rapida e a basso prezzo che le nuove tecnologie mettono a disposizione. E’ arrivata l’ora di un “Patto” tra fornitori di servizi e utenti per evitare lo scenario previsto da alcuni esperti, come quelli di MessageLabs, secondo cui entro il 2010 la maggioranza delle email in circolazione conterrà virus o sarà generata dagli spammatori. E’ cronaca di questi giorni che i mail server di un gigante del calibro di AT&T WorldNet siano stati bloccati per quasi 48 ore…

Senza un Patto, è probabile che l’applicazione regina della rete, l’email, divenga nel tempo un ambiente ingestibile e costoso.

Lamberto Assenti

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Pubblicato il 21 feb 2002
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