Dhahran (Arabia Saudita) – Sembra proprio che il Pinguino abbia sviluppato doti da segugio nel cercare l’oro nero. Dopo i gruppi petrolchimici Shell e Conoco anche Saudi Aramco, la più grande azienda petrolifera al mondo, ha infatti “assoldato” Linux per scovare nuovi giacimenti petroliferi.
Il colosso saudita sta costruendo un supercomputer basato su Linux e sull’hardware di Intel che, nella sua prima incarnazione, sarà composto da 900 server, ognuno con doppio processore Pentium III a 1,4 GHz, 2 GB di memoria e sistema operativo Red Hat Linux 7.2. Durante il 2003 è stato pianificato un aggiornamento che dovrebbe portare il numero di processori a 4.000.
Questo nuovo mostro scova-petrolio verrà sviluppato congiuntamente da IBM e Intel, che si incaricheranno anche di portare su Linux il software fino ad oggi utilizzato da Saudi Aramco su computer con hardware proprietario di Big Blue per analizzare i dati sismici e geofisici necessari all’individuazione di nuovi giacimenti di petrolio e metano.
“Questa è un’applicazione mission-critical. Essa svolge la parte di lavoro più importante per il nostro business”, ha affermato Mohammad Huwaidi, responsabile del sistema di esplorazione e analisi di Saudi Aramco. Un’affermazione che, secondo IBM, dimostra una volta di più come Linux sia ormai sufficientemente maturo per entrare in ambiti applicativi anche molto delicati.