Roma – L’infrastruttura IT delle Olimpiadi Invernali di Torino è in fase di completamento. Atos Origin , la multinazionale che ne ha coordinato l’implementazione, però, sta già pensando a Pechino 2008 e sembra aver in serbo un’allettante novità. Ha infatti proposto ufficialmente all’International Olympic Committee ( IOC ) di adottare una piattaforma open source per le future infrastrutture IT. L’ente olimpico ha preso tempo per valutare la proposta, e senza ombra di dubbio – a detta dei consulenti tecnici – potrebbe profilarsi come una soluzione per il contenimento dei costi.
Secondo Claude Philipps, direttore dell’attuale programma Atos Origin per le Olimpiadi di Torino, si potrebbe risparmiare moltissimo sulle licenze. L’unico difetto potrebbe essere rappresentato dalla mancanza di un supporto locale adeguato. Sebbene HP e IBM , sub-contractor dell’IOC, siano in grado di fornire know-how e servizi, la politica organizzativa “olimpica” è sempre stata, sotto il profilo tecnologico, piuttosto conservativa. Le priorità non riguardano solo la qualità IT, ma anche i tempi di implementazione. Il rispetto delle scadenze per l’organizzazione di eventi di tale portata sono fondamentali per la loro buona riuscita.
“In Cina non sono presenti tutte le aziende leader del settore come in Occidente. Questo potrebbe essere uno svantaggio per l’adozione di soluzioni open”, ha confermato Philipps. Le Olimpiadi del nuovo secolo hanno visto le infrastrutture IT crescere a dismisura. Secondo i dati rilasciati da Atos, le operazioni arrivano a coinvolgere almeno 1200 tecnici e 800 volontari, che utilizzano 450 server Intel e unità Unix, 4700 PC e ben 700 stampanti. Insomma, un gigantesco network che non lascia spazio all’improvvisazione e ai rischi.
“A Torino non verranno adottate tecnologie wireless, sebbene siano riconosciute già sufficientemente affidabili. Bisognerà aspettare Pechino per il loro utilizzo. Le architetture scelte saranno Cisco”, ha dichiarato Massimo Dossetto, responsabile sicurezza IT per Torino 2006. Sicura invece l’adozione di soluzioni RFID per il tracking delle attrezzature IT e PC. “Le tecnologie biometriche e le smartcard rimarranno fuori. Avremmo dovuto posizionare nei pressi delle strutture un numero esagerato di reader, e sinceramente per un singolo evento, sebbene di portata mondiale, avrebbe richiesto ingenti investimenti”.
Atos Origin tenterà la strada dell’open source, ma se Pechino dovesse dimostrarsi un “ambiente” difficile da gestire, potrebbe rilanciare con altri eventi. Il contratto che la lega allo IOC scadrà nel 2012, quindi vi sarà ancora tempo di sperimentare nuove strade nelle Olimpiadi Invernali di Vancouver del 2010 e in quelle di Londra del 2012.
“Ogni Olimpiade è come un laboratorio che serve non solo a sperimentare ma anche a formare i tecnici. La nostra partnership con IOC vale per sei Giochi, quindi la nostra esperienza non può che crescere nel tempo”, ha dichiarato Neoh Kok Cheng, CEO per l’Asia-Pacifico di Atos Origin.
Dario d’Elia