Il Portale America lo fanno i privati

Il Portale America lo fanno i privati

Non dovrebbe servirci da lezione quanto avviene al di là dell'Atlantico, dove la Pubblica Amministrazione, già massicciamente in rete, disporrà di un portale realizzato e regalato da privati?
Non dovrebbe servirci da lezione quanto avviene al di là dell'Atlantico, dove la Pubblica Amministrazione, già massicciamente in rete, disporrà di un portale realizzato e regalato da privati?


Roma – Visto da qui, quanto avviene a Washington in materia di Internet sembra a volte provenire da un altro pianeta. Quando da noi si iniziò a parlare di Portale di Stato, l’allora premier Massimo D’Alema con nonchalance associava la presenza in questo “spazio” della Pubblica Amministrazione a quella delle imprese e più in generale delle attività economiche. Il “sogno”, più volte stigmatizzato non solo su queste pagine, era quello di un megacontenitore, dove i vari elementi avrebbero finito per rendersi invisibili a vicenda.

Ma Washington pare, come si è detto, un altro pianeta. Cosicché non solo il Governo pensa ad un Portale di Stato come occasione per ottimizzare la già massiccia presenza in rete delle amministrazioni pubbliche (non si azzarderebbe mai a indicare la stessa via alle imprese) ma capita anche che i privati siano disponibili a regalare il Portale al paese, accontentandosi della pubblicità che può derivare da un “dono” simile.

L’amministrazione Clinton da quasi due anni lavora su un contenitore chiamato WebGov, un “cosone” di Stato che fatica a trasferirsi dalla carta dei progetti alla realtà del cyberspazio. I privati che oggi si sono fatti avanti per creare FirstGov.Gov, invece, promettono un risultato clamoroso entro 90 giorni. Con la collaborazione del colosso della ricerca Inktomi, verrà messo in piedi un sitone capace di consentire l’accesso a mezzo miliardo di documenti in meno di un quarto di secondo e di gestire cento milioni di ricerche quotidiane.

Il Governo è così soddisfatto dell’offerta che ha deciso di incorporare i progetti di WebGov nel portale che tra tre mesi vedrà la luce. Una soddisfazione che si deve alla riduzione drastica del budget di spesa e al fatto che, ad occuparsene, sarà gente, come quelli di Inktomi, che la rete “l’ha costruita”.

E mentre il “Portale America” è in gestazione, il Consiglio per l’eccellenza del governo, si chiama proprio così, lancia un premio aperto a tutti i cittadini statunitensi. Verranno consegnati 50mila dollari a chi presenterà il migliore progetto per trasformare il Governo americano in un e-government con cui sia facile rapportarsi dal proprio computer, cellulare o info appliance.

A Roma, invece, tra molti ripensamenti e dichiarazioni contraddittorie, si è arrivati a concepire una sorta di portalone della Pubblica Amministrazione la cui forma è ancora ben lungi dall’essere plasmata. Il Governo non pare intenzionato a rafforzare la propria collaborazione con i privati né ad ascoltare davvero chi è “del mestiere”, da cui potrebbero giungere se non altro utili consigli. Il rischio è che proceda, come già accadde con il decreto Passigli sui domini, senza guardarsi debitamente attorno. Magari sparpagliando denaro di quà e di là.

Ora la smetto, perché mi si dirà che i paragoni con gli americani sono ingenerosi. Si sa infatti che sotto la capigliatura nascondono piccole e rivelatrici antennine verdi.

Gilberto Mondi

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Pubblicato il
30 giu 2000
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