Il rap fa bene ai sensori medici

Il rap fa bene ai sensori medici

Ricercatori statunitensi realizzano un sensore microscopico in grado di ricaricarsi con le onde sonore, in particolare le emissioni a bassa frequenza della musica rap. Perché un semplice basso ritmato è troppo fastidioso
Ricercatori statunitensi realizzano un sensore microscopico in grado di ricaricarsi con le onde sonore, in particolare le emissioni a bassa frequenza della musica rap. Perché un semplice basso ritmato è troppo fastidioso

Dalla Purdue University arriva il microsensore MEMS in grado di ricaricarsi con particolari onde sonore trasmesse a bassissima frequenza, una tecnologia che potrebbe rivelarsi particolarmente utile per l’analisi e la valutazione della salute di delicate strutture interne del corpo umano.

Quando viene raggiunto da onde sonore trasmesse nell’intervallo compreso fra i 200 e i 500 Hertz, il sensore di pressione descritto dai ricercatori statunitensi vibra generando elettricità che viene infine stoccata in un condensatore.

Così facendo, il sensore è in grado di funzionare ininterrottamente per un’ora prima della successiva “ricarica” di un paio di minuti a suon di bassi. O meglio bassi sincopati di musica rap: i ricercatori sostengono che un semplice tono sonoro a bassa frequenza trasmesso per qualche minuto è troppo fastidioso, e che tra i generi e gli stili musicali analizzati (rap, blues, jazz e rock) il rap è quello che funziona meglio.

Il sensore che va a rap può essere temporaneamente innestato in ospedale o impiantato in maniera permanente, ed è utile per monitorare la pressione nella vescica urinaria (nei casi di incontinenza) o anche la pressione sanguigna in un vaso danneggiato da aneurisma.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 30 gen 2012
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