Nella già affollata vasca dei robopesci c’è un nuovo esemplare, un drone che ha la capacità di influenzare i suoi “simili” biologici grazie alle caratteristiche ispirate a quelle naturali del pesce zebra . Autore del progetto è Maurizio Porfiri , ricercatore statunitense di origine romana premiato dal Virginia Tech per i risultati dei suoi studi.
Il robot ideato da Porfiri è lungo 15 cm, una forma tondeggiante per simulare quella di un esemplare femmina di pesce zebra, marcate striature di blu e una coda meccanica controllata dallo stesso ricercatore nel corso dei suoi esperimenti.
Il robopesce è stato inserito in una vasca piena d’acqua e messo a confronto con esemplari viventi di pesce zebra, con l’obiettivo di valutare la capacità del drone di attirare i suoi simili biologici in diversi contesti. Una telecamera posta sopra la vasca ha provveduto a registrare il risultato dei vari esperimenti.
Porfiri ha così potuto notare che i pesci zebra tendono a preferire la “compagnia” di esemplari biologici, ma non disdegnano quella di un pesce meccanico quando la scelta è tra uno spazio vuoto o uno popolato dal robot ittico.
L’obiettivo della ricerca è stabilire la fattibilità del controllo dei pesci in condizioni di mare aperto, e per raggiungere l’obiettivo Porfiri e colleghi sono già al lavoro su esperimenti aggiuntivi sulle capacità di attrazione del loro robopesce.
Alfonso Maruccia