Si chiama “Corona” il nuovo progetto di HP per la tecnologia fotonica applicata all’industria dei microprocessori per computer, una fusione tra silicio e laser teoricamente in grado di portare enormi benefici in fatto di capacità computazionale e riduzione dei consumi energetici.
Il progetto Corona è ambizioso, anche se ancora sulla carta: alcune delle tecnologie “chiave” necessarie alla sua concretizzazione non esistono. HP ipotizza la realizzazione di un chippone dotato di ben 256 core, comunicanti tra di loro attraverso un network fotonico alla velocità di 20 Terabyte al secondo e con la memoria esterna a 10 Terabyte al secondo.
Il chip di HP, nato da un approccio definito di “fotonica integrata”, userebbe una quantità minima di energia elettrica ma sarebbe – da solo – in grado di surclassare i più potenti supercomputer attualmente esistenti sul Pianeta, con una capacità computazionale stimata in 10mila miliardi di operazione in virgola mobile eseguibili al secondo.
Il super-chip fotonico di HP è 100 volte più veloce dei supercomputer più veloci, ma la sua concretizzazione è ancora lontana nel futuro: prima di mettere a frutto progetti come Corona occorrerà realizzare dispositivi di comunicazione laser sufficientemente miniaturizzati da essere integrabili nei singoli core di una CPU, così da ridurre enormemente le difficoltà di comunicazione e coordinazione tra un numero così ampio di core.
Alfonso Maruccia