Edimburgo – Sono scacchisti di altissimo livello, con una forte preparazione in matematica e computing, gli ingegneri che costruiranno i supercomputer più intelligenti e potenti di quelli oggi in circolazione, macchine capaci di pensare e di apprendere.
Lo sostiene arrivando addirittura a prometterlo Peter Vas, cioè il professore che all’ Università di Aberdeen , in Scozia, ha una cattedra in intelligenza artificiale. “I nostri computer – avverte – saranno intelligenti quanto mille Einstein”.
Secondo Vas, la chiave di volta per arrivare a macchine pensanti e capaci di apprendere molto più evolute delle attuali sta negli scacchi. La sua intenzione è quella di raccogliere attorno al suo progetto almeno 40 ingegneri capaci di superare il suo corso triennale e dare vita a progetti capaci di portare a computer così potenti.
Per Vas gli scacchi sono importanti al punto da rendere necessario che tutti i candidati si sottopongano ad un “esame da Grande Maestro”. Non sarà effettivamente necessario per i candidati battere un Grande Maestro (massima categoria di eccellenza nel gioco degli scacchi) quanto dimostrare le proprie potenzialità.
Il legame tra scacchi e computing è così sentito che il professore spera che si faccia vivo come docente nel corso persino Garry Kasparov, il più volte campione del mondo di scacchi che due anni fa ha perduto l’ultima sfida contro il supercomputer Deep Blue di IBM, peraltro dopo aver vinta la prima sfida l’anno precedente. Vas ritiene che anche Kasparov potrà migliorare il proprio gioco sfidando le sue macchine.
Secondo Vas, i suoi computer avranno l’intelligenza combinata delle migliori menti umane ma non cesseranno mai di apprendere. Egli sostiene che questo non rappresenta un pericolo per gli “umani”, anzi. “Un essere intelligente – ha detto – si fermerà sempre prima che questo porti alla propria distruzione. Non è possibile che accada alcunché”.