Palo Alto, USA – Forse un giorno potremmo davvero toccare con mano robot del tipo di quelli che hanno popolato, anni or sono, la nota serie di cartoni animati “transformers”: mostri d’acciaio che, oltre a sparare missili e sferrare pugni micidiali, avevano anche l’abilità di trasformarsi in veicoli spaziali o terrestri.
Sembrerà una banalità, ma è esattamente lo stesso concetto che anima gli studi condotti da Xerox su di una generazione di robot in grado di auto-assemblarsi ed assumere forme sempre diverse e funzionali al compito assegnatogli: oggi carrello motorizzato, domani taglialamiere.
I transformers di casa Xerox si chiamano PolyBot e sono costituiti da piccoli blocchi componibili “intelligenti” in grado di unirsi gli uni agli altri secondo differenti schemi e attraverso strutture a 3 dimensioni. Versatilità, robustezza e basso costo potrebbero essere le principali doti dei robot modulari, in grado di riconfigurarsi dinamicamente, bypassare i blocchi difettosi evitando guasti più seri, basarsi su parti prodotte su larga scala e per questo economiche.
Naturalmente, a detta della stessa Xerox, il progetto non è affatto semplice e nonostante sia partito nei primi anni ’90, i prototipi prodotti sono ancora molto primitivi. La parte più difficile è programmare il software affinché gestisca le interazioni fra centinaia, migliaia o milioni di blocchi fra loro. Ma l’azienda è certa che questa tecnologia un giorno potrebbe rivoluzionare la nostra vita, sia sul lavoro che in casa.