Il videogioco? Arte da tutelare

Il videogioco? Arte da tutelare

Sonora bocciatura da parte dei giudici federali del divieto di vendita per i videogiochi cruenti, in vigore in alcuni stati americani. Proibirne la distribuzione è incostituzionale
Sonora bocciatura da parte dei giudici federali del divieto di vendita per i videogiochi cruenti, in vigore in alcuni stati americani. Proibirne la distribuzione è incostituzionale


Detroit (USA) – Un giudice federale degli Stati Uniti ha decretato che i videogiochi sono una forma d’arte e come tale godono delle tutele costituzionali destinate al cinema, agli spettacoli televisivi ed al teatro. Questo verdetto rende di fatto incostituzionale una legge locale dello stato del Michigan che vietava la vendita di giochi violenti ai minori di 17 anni.

“L’intrattenimento digitale è una forma d’espressione creativa”, ha dichiarato il giudice George Steeh, “ricca di contenuti grafici, musicali e testuali di tipo originale, pertanto protetti dalle garanzie costituzionali sulla libertà d’espressione”. Un giudizio inappellabile, come ha voluto sottolineare il rappresentante legale di ESA , l’associazione di categoria che riunisce i produttori americani di videogiochi.

Il responso ufficiale è chiarissimo: “Vendere videogiochi d’ogni tipo ai più giovani è lecito”, si legge nei verbali, “proibirne la vendita è illecito”. Gli attivisti del ” partito dei videogiochi ” esultano per quella che considerano una vittoria determinante: il verdetto del giudice Steeh si è infatti basato sulla mancanza effettiva di studi empirici che dimostrino in modo preciso la dannosità dei videogiochi violenti, nonché su un importante precedente che attribuiva libertà d’espressione a tutti i prodotti dell’industria dell’intrattenimento, proibendone la messa al bando.

Si tratta di una dura sconfitta per la classe dirigente americana, allineata sulle posizioni della senatrice Hillary Clinton e totalmente sfavorevole alla proliferazione di videogiochi dai contenuti cruenti. Proprio per questo motivo, il senato federale di Washington DC ha da poco approvato uno studio di ampia portata per tentare di fare luce sugli effetti dei videogiochi grazie ad un’attenta ricerca di tipo scientifico e sociale. “Solo con la precisione dei dati certi”, spera la Clinton, promotrice di questa indagine, “sarà possibile legiferare correttamente in materia videoludica”.

La partita , è proprio il caso di dirlo, non è ancora chiusa.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
5 apr 2006
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