Il Wi-Fi non esiste

Il Wi-Fi non esiste

di Guido Villa (lidis.it) - Due anni non sono stati sufficienti per aprire il mercato di una delle tecnologie di connessione più importanti e promettenti, che già si evolve e diventa altro. Complimenti a tutti
di Guido Villa (lidis.it) - Due anni non sono stati sufficienti per aprire il mercato di una delle tecnologie di connessione più importanti e promettenti, che già si evolve e diventa altro. Complimenti a tutti


Roma – Sono passati quasi due anni dall’emanazione del Decreto Ministeriale 28 maggio 2003 del Ministero delle Comunicazioni, in materia di “fornitura dei servizi Wi-fi ad uso pubblico”. Come molti ricorderanno, la pubblicazione del testo scatenò molte polemiche , poiché uno dei servizi che più allettava (ed interessa tuttora) gli operatori, era stato escluso dalle previsioni normative. Il decreto, infatti, introduceva un’autorizzazione generale per fornire connettività internet tramite Radio-Lan (bande a 2.4 e 5 Ghz), ma allo stesso tempo la fornitura di tali servizi veniva limitata ai “locali aperti al pubblico o in aree confinate a frequentazione pubblica quali aeroporti, stazioni ferroviarie e marittime e centri commerciali”. Non veniva dunque regolamentata la fornitura di connettività wireless, ad esempio, alle abitazioni dei cittadini di un comune non raggiunto dall’adsl,ad una scuola di montagna ecc.

Il mercato della connettività wireless si può infatti suddividere in due “macro-mercati”: quello del “Wi-Fi Pubblico” e quello dell'”ultimo miglio”; il primo si rivolge a chi per motivi di lavoro, studio, svago ecc. si trovi a sostare in aree quali sale convegni, aeroporti, stazioni ferroviarie, ed abbia necessità di collegarsi ad internet tramite il proprio notebook, palmare, smart phone, ecc.; il secondo, invece, a chi desideri una connessione internet ad alta velocità nella propria abitazione, ufficio ecc., soprattutto in zone non coperte dalla “banda larga” tradizionale (tecnologie XDsl).

Il Ministero delle Comunicazioni, dopo le polemiche seguite all’emanazione del decreto a causa della mancata regolamentazione di questo secondo mercato, convocava alcune audizioni con gli operatori del settore, a seguito delle quali concedeva a questi ultimi la possibilità di richiedere autorizzazioni per la sperimentazione del servizio di connettività wireless ultimo miglio.

Grazie a queste sperimentazioni centinaia di scuole, ospedali, comuni, uffici ed abitazioni private, hanno potuto usufruire della banda larga pur trovandosi in zone non ancora coperte da Dsl.

Ad oggi, un anno e mezzo dopo l’inizio delle prime sperimentazioni (iniziate nel settembre del 2003) non vi sono segnali chiari sull’evoluzione della normativa in materia e gli operatori, che hanno investito tempo e denaro senza poter ottenere un riscontro economico immediato (dal momento che i servizi sperimentali devono essere forniti gratuitamente), rischiano di vedere vanificato il lavoro svolto.

Nel frattempo l’evoluzione tecnologica non si è fermata, e mentre nuovi standard (come il WiMax, di cui si parlerà in seguito) si sono affacciati all’orizzonte, le nostre città si sono popolate di “access point”. Nel centro di Roma, ad esempio, è difficile trovare un luogo che non sia sotto la copertura di una rete wireless. La maggior parte di queste non sono “Hot-Spot” pubblici, ma reti aziendali o casalinghe. I notebook ed i palmari di ultima generazione, poi, sono dotati di connettività wireless integrata.

La tecnologia RadioLan è indubbiamente in una fase di crescita esponenziale, e le applicazioni pratiche sono praticamente illimitate. L’incertezza causata dalla mancata regolamentazione del mercato dell’ultimo miglio, tuttavia, sta causando notevoli ritardi e perplessità da parte di molti operatori, che prima di investire risorse in questo settore vogliono ovviamente delle regole chiare.

I “polemici”, a suo tempo, avevano insinuato che la mancata regolamentazione dell’ultimo miglio wireless (e comunque di tutte le applicazioni Radiolan non comprese nel D.M. 28 maggio 2003) fosse figlia di una politica protezionistica a favore degli operatori di telefonia mobile che avevano acquistato le licenze UMTS. Ebbene, ora che i quattro giganti della telefonia mobile hanno da tempo lanciato le proprie offerte 3G, si prospetta loro un nuovo spauracchio: il Wi-Max, un recente standard (IEEE 802.16) di connettività wireless che consente di inviare dati nel raggio di 50 chilometri e ad una velocità di trasmissione di circa 70 megabit al secondo, e si candida come concorrente diretto delle tecnologie mobili 3G, ma anche dell’ultimo miglio tradizionale. E già si parla di licenze.

Guido Villa
Studio Legale Sarzana & Partners
www.lidis.it

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Pubblicato il
8 mar 2005
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