Inchiesta/ La parola ai pirati

Inchiesta/ La parola ai pirati

La pirateria sfrutta Internet ma è vita reale. Una carrellata di interviste ad ambulanti fuorilegge, a studenti dell'Università utenti del P2P, alle imprese informatizzate. Perché la contraffazione è fenomeno di tutti i giorni
La pirateria sfrutta Internet ma è vita reale. Una carrellata di interviste ad ambulanti fuorilegge, a studenti dell'Università utenti del P2P, alle imprese informatizzate. Perché la contraffazione è fenomeno di tutti i giorni


FIRENZE – Mercato di San Lorenzo
Una mattinata di sole. Le Cappelle Medicee fanno da sfondo per un turbinio di turisti e di voci immerse nel caratteristico mercato rionale di San Lorenzo. Tra chi vende giubbotti di pelle e souvenir spunta anche lui: l’onnipresente rivenditore di CD e DVD piratati . Quale italica peculiarità! Tutte le città , da nord a sud, hanno personaggi del genere. Nei mercati, nelle piazze, nelle strade più trafficate del centro.
Mi avvicino e lo saluto. Il sorridente gigante di colore mi mostra la sua mercanzia dicendomi orgogliosamente: “È tutto di novità!” .

Getto lo sguardo sul suo banco improvvisato, un lenzuolo steso sul selciato. Decine di coloratissime copertine: film recentissimi, videogiochi per varie piattaforme, musica. C’è proprio tutto, eccetto programmi per PC. Nel frattempo si avvicinano due ragazze, probabilmente straniere. Il rivenditore si gira e tira fuori dal suo zaino, con fare da prestigiatore, un altro pacco di dischi . Le due turiste rimangono particolarmente sorprese, mentre il gigante ci mostra i titoli appena sortiti dalla sua cornucopia.
Le turiste acquistano un CD di Gianna Nannini. Il suo ultimo lavoro, “Perle”. Un prezzo stracciato, sicuramente abbordabilissimo: 10 euro.

Mentre le ragazze si allontanano contente, io attacco con le domande.
Il giovane “pirata” si chiama Felix, viene dal Senegal ed ha 26 anni. Inizialmente è reticente e pensa che sia un poliziotto: sono soprattutto i Vigili Municipali a scuotere i pirati che “lavorano” in questa zona assai popolare di Firenze. Ma non spaventano più di tanto gli arditi rivenditori: in un baleno rinfagottano la loro merce dentro lo zaino e scappano a gambe levate.

Ci mettiamo a sedere sulle scalinate delle Cappelle Medicee ed iniziamo a chiacchierare.
Chiedo a Felix quanto riesce a guadagnare quotidianamente con questo suo lavoro.
“Dipende dai giorni – dice – Ultimamente va tutto molto bene, molta gente a Firenze. Ho tanti CD di novità “. Sembra che siano soprattutto i turisti stranieri a fare acquisti. “Sì sì, turisti. Musica, PlayStation… beaucoup de ventes !”

Nel mentre, il cordiale gigante saluta un “collega”. Un altro giovane di colore gira per San Lorenzo con una bracciata di orologi scintillanti in mano, probabilmente tutti contraffatti. C’è un vero e proprio mercato parallelo fatto di falsi, copie, cloni. Ma come mai Felix si è “specializzato” proprio nella pirateria digitale? È forse più remunerativa, oppure c’è dell’altro?

“Costano poco – spiega – si vende bene. Pago 5 euro per disco, eh ? Io vendo a 10 euro musica, ma guadagno bene. PlayStation e film a 15 euro. Voglio sposarmi, metto soldi da parte”.
Cosa vende di più? “Molto PlayStation, molto musica. Poco i film”.

Quindi prendo dalle sue mani un po’ di dischi, giusto per vedere meglio cos’è che vende. Copertine quasi perfette, stampate a colori, con tanto di bollino SIAE (naturalmente non olografico). Tutti i dischi sembrano provenire indistintamente dalla stessa fonte, sia che si tratti di film o di musica. Tutti sullo stesso supporto, dischi “bulk” acquistati a due lire, anzi: mezzo euro più le tasse SIAE sui supporti digitali (ammesso che i “fornitori” di Felix le abbiano pagate). I film sono probabilmente in formato SVCD oppure VCD, ma non mi azzardo a chiedere informazioni tecniche troppo specifiche.

“Guarda, guarda: questo è PlayStation. Signore degli Anelli, eh? “. Lo controllo e scopro che i videogiochi PlayStation sono su DVD, differentemente dal resto della merce. E dire che la Sony sta perdendo colpi proprio per il crollo delle vendite di videogiochi !

Domando a Felix se è cosciente del fatto di essere, a tutti gli effetti, un trasgressore della legge italiana , nonchè dei vari accordi multilaterali, transnazionali, per combattere la pirateria globale.

“No no, niente problemi – afferma – È tutto normale, no ? Se vedo polizia, corro! Capito? No problemi. Faccio soldi, San Lorenzo, Dôme , la notte..”. Rimango sorpreso. La notte? Scopro che di sera va nei pub e nei locali a vendere dischi. “Si si! Gente è contenta, mi chiamano, mi conoscono, “ehi Felix!”, come va? Io porto musica. Gente è contenta”.

Mi domando quali siano i pensieri dei gestori di questi locali. Al che, mi dice di comprargli qualcosa.
Con l’abilità di un croupier mi mostra in un baleno tutti i dischi a portata di mano, ma rifiuto cordialmente. Io voglio vedere dove arriva questo commercio: insisto perchè mi trovi del software per PC . Felix si alza, e dal suo zaino-cornucopia estrae videogiochi per Windows. Niente programmi, però.
Interessante: alcuni sono su DVD, altri su CD. Ci sono addirittura le “compilation”, racchiuse in anonime copertine in bianco e nero con la lista dei giochi inclusi: queste costano 15 euro. I titoli singoli vengono sempre 10 euro.

“Ho amici con altre novità , devi andare là” – e mi indica la direzione del Mercato Centrale, un grande palazzo pullulante di trippai e macellai.

Mi alzo, saluto Felix con un colpo sul palmo e continuo la ricerca di software: programmi professionali che costano persino svariati milioni. Secondo la BSA sono proprio le grandi case software ad essere le più bersagliate dalla pirateria. Adobe, Autodesk, Macromedia, Microsoft… ma neanche dai “colleghi” di Felix riesco a trovare niente del genere. Sarà per un’altra volta?


FIRENZE – Università degli Studi
Le grandi sale del Polo delle Scienze Sociali sono un trafficatissimo crocevia per numerosi studenti universitari appartenenti a diverse facoltà.
Mi incontro con Luca, studente della facoltà di Economia e Commercio. 20 anni, Luca utilizza Internet da molto tempo e non nasconde di aver abusato dei programmi di file-sharing per prendersi film, videogiochi e software.

Dice di non essere il solo e sicuramente ci sono tantissimi altri giovani, in tutta Italia, che la pensano come lui.
“L’uso personale – dice – non va criminalizzato. I veri criminali sono i mafiosi che traggono profitto dalla pirateria ed hanno delle ‘copisteriè organizzatissime”.

Già: organizzazioni criminali dedite alla diffusione, in massa, di materiale digitale protetto da copyright. Spesso con base nel meridione , forse grazie all’appoggio di potenti clan camorristici che non vogliono perdere un’ottima occasione per rimpinguarsi velocemente le tasche.

“Io non ci guadagno niente a scaricarmi un film – continua Luca – magari un pacco che poi cancello dopo dieci minuti. La libertà su Internet è rovinata proprio da questi tipi qua. Scusa, ma ti pare giusto che io debba pagare conseguenze semplicemente perchè non ho soldi da buttare via per un CD che magari non mi piace?”.

Continuo ad ascoltare Luca e nel frattempo ci raggiungono altri colleghi universitari. Si accende un dibattito: viene fuori che, tra le cinque persone di fronte a me, nessuno dichiara di non aver mai scaricato materiale “proibito” da Internet.

La domanda quindi sorge spontanea: su Internet scaricate ed a casa, in facoltà, con gli amici, come vi comportate? Continuate a “pirateggiare”?
Risponde Alessandro, studente di Giurisprudenza.
“Bene – spiega – se ho un bel film e lo voglio dare a qualche mio amico, lo masterizzo con uno dei tanti programmi disponibili (io uso Alcohol 120%) e glielo passo. Mica ci guadagno nulla . Alla fine ho qualche argomento in più di cui parlare mentre ci beviamo una birra al pub”.

Lo stesso vale per la musica.
Luca aggiunge: “Ma tu pensi che la gente, che spende magari 2000 euro per un computer col masterizzatore DVD, non ne approfitti? Film, musica, videogiochi…”. E così si creano veri e propri “circoli” di amici che si scambiano i file presi, magari, proprio dalle reti P2P.

Amici che poi trasportano offline il principio di condivisione: finisce che in un gruppo, tutti hanno gli stessi videogiochi, la stessa colonna sonora, lo stesso film. Ed al cinema ci vanno? I CD audio li comprano ancora dai negozi?
Interviene Giacomo, anche lui futuro giurista.
“Uso Internet – afferma – per prendermi le canzoni che magari non trovo facilmente in negozio . Anzi, ti dirò, da quando ho messo Internet (connessione ADSL) ho riscoperto che mi piacciono tantissimi artisti del panorama musicale, gente che magari prima non conoscevo nemmeno perchè non viene neanche promossa dalle radio commerciali”.

Il dato interessantissimo è che tutti questi giovani studenti sembrano essere stati travolti dalla passione per il cinema e la musica proprio da quando, grazie alle reti P2P , hanno iniziato a scaricare selvaggiamente.

“Un tempo – continua Luca – il masterizzatore non ce l’aveva nessuno. Costava troppo! Adesso tutti quanti hanno almeno un masterizzatore per CD… vuoi che le persone, in Italia sopratutto, non si arrangino e non ne approfittino? Ma per piacere…”

Il programma di file-sharing preferito? I cinque sono tutti d’accordo nell’indicare eMule come la scelta per eccellenza.
“Trovi tutto, è veloce” – dice Luca.
Provo a punzecchiarli: si rischia grosso, lo sapete?

La percezione del danno arrecato alle grandi aziende dell’infotainment, denunciato più volte dalle istituzioni e dalle organizzazioni di tutela del copyright, è pressochè nulla. Si alza una beffarda risata di gruppo .


FIRENZE – Una nota ditta di componenti elettrici
Mi avventuro presso una grande azienda che fornisce componenti elettrici a tutta la regione. Un’azienda con oltre trenta dipendenti, completamente informatizzata. Dal magazzino agli uffici del direttore, tutto passa attraverso i cavi di una grande LAN basata su Windows.

Vado alla ricerca di un vecchio amico che lavora in questa ditta. Si chiama Daniele, ha 24 anni e lavora qui da circa tre anni. Si occupa dell’organizzazione tecnica del sistema informatico aziendale: installa i software, controlla il funzionamento della rete ed insomma, è un amministratore di sistema tuttofare, come ce ne sono tantissimi in tutta Italia.

Naturalmente questo grande ingrosso è dotato di connettività Internet . Sono equipaggiati con una linea dedicata capace di altissime velocità di punta.
Daniele mi intima: “Sapessi che download ci faccio con questa bestia qui!”.
Vengo a conoscenza del fatto che il buontempone, ogni giorno, collega alla LAN un laptop e durante le 8 ore lavorative fa incetta di file dalle reti P2P.
“Quando torno a casa poi mi godo quanto ho scaricato: sopratutto film! Ne ho una vagonata, a volte lascio il portatile in ditta per tutta la notte ed il giorno dopo ho gigabyte e gigabyte di novità”.
Tutto ciò avviene alla luce del giorno, ogni singolo dipendente è perfettamente a conoscenza di ciò che accade ed anzi, ne sono tutti molto felici .

Cerco di carpire qualche altra informazione piuttosto scottante. Vengo a conoscenza del fatto che nessuno, tra tutti gli impiegati che lavorano a stretto contatto col computer, è esente dal reato di pirateria informatica.

Tutti quanti scaricano, tutti quanti condividono : sia sulle grandi reti internazionali, sia nella LAN aziendale. Il cameratismo impera tra i dipendenti: chi scarica una canzone simpatica informa tutti gli altri di “andare e prenderla nella sua cartella condivisa”, chi trova un bel programma chiede aiuto a tutti gli altri per “trovare il modo di aggirarne la protezione”.

Insomma: una grande famiglia di pirati. Ma all’interno dell’azienda, viene usato tutto software registrato e “regolare”, vero Daniele?

“Ma stai scherzando? – chiede – Prendi l’esempio dell’antivirus. Con tutti questi worm che girano su Internet, l’azienda deve essere sempre protetta e funzionante. Abbiamo comprato un paio di copie dei vari programmi Norton per la sicurezza. Risultato? Con due licenze abbiamo installato le protezioni su oltre quaranta computer. Non male eh?”.

Anche il giovane amministratore di sistema è totalmente tranquillo. “Macchè tanto non controlla mica nessuno. A queste cose non ci prestano attenzione: lo fanno tutti, sistematicamente. Trovami una ditta che è completamente ‘in regolà e ti offro una pizza!” – dice scherzando.

Naturalmente, anche il Direttore non è esente dal “vizio”: anzi, dice Daniele, il risparmio ottenuto grazie all’uso di copie non autorizzate è un vero toccasana per il bilancio aziendale . Apprendo che addirittura i vari sistemi operativi installati non sono regolarmente coperti da licenza: hanno comprato una copia e l’hanno installata su tutto il parco macchine.

a cura di Tommaso Lombardi

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Pubblicato il 30 apr 2004
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