Desta sensazione sui circuiti dell’informazione indipendente la notizia dell’ ennesimo sequestro di un server legato a Indymedia UK, braccio britannico del celeberrimo network informativo. Stando a quanto riferisce la stessa Indymedia, il sequestro parrebbe legato ad un procedimento già aperto sul fronte dell’estremismo animalista, ma è un sequestro destinato a rivelarsi del tutto inutile .
Rifacendosi alle sole notizie disponibili, la polizia del Kent ha ottenuto il server da un provider di Manchester, UK Grid, che avrebbe fornito la macchina senza che fosse presentato un formale ordine di sequestro . L’ordine peraltro sembra esistere, e la stessa polizia ha fatto sapere che in effetti il sequestro è avvenuto, “ma non ci sono stati arresti”, e che non è possibile saperne di più in quanto è relativo “ad una indagine tuttora in corso”.
Gli attivisti di Indymedia collegano quanto accaduto alla pubblicazione di informazioni potenzialmente diffamatorie contro il giudice Neil Butterfield, che nelle scorse settimane ha condannato per ricatto i vertici dell’organizzazione animalista “Stop Huntingdon Animal Cruelty”.
In realtà, dicono ora ad Indymedia, quelle informazioni pubblicate da anonimi sul sito sono state rimosse in quanto non ritenute in linea con la policy del sito, ciò nonostante l’ordine di sequestro è andato avanti. La sensazione, corroborata da una email in cui si fa esplicito riferimento alla cosa, è che i cybercop locali possano andare a caccia degli indirizzi IP di chi ha postato quelle informazioni, ma sono indirizzi che non si trovano sul server: Indymedia come noto non tiene traccia sugli autori degli articoli che vengono pubblicati.
“Poiché il server sequestrato era un mirror del sito – concludono ad Indymedia – si può affermare che il senso di un sequestro del genere non sia stato valutato, e dunque che la polizia ha posto sotto attacco l’infrastruttura di Indymedia nel Regno Unito”.