Roma – Spett.le Redazione, ho 30 anni, sono diplomato in Elettronica Industriale, più 3 anni di corso in ingegneria elettronica (interrotta dopo la partenza per il servizio militare) e lavoro nell’informatica da quando avevo 18 anni (lavoravo anche durante l’università). Spero che pubblicherete questa lettera perchè dopo aver letto Informatici? Cominciamo dai contratti volevo far sentire un’altra campana e rispondere su quello che, secondo me, non è il modo di porsi davanti al lavoro al giorno d’oggi.
Durante la mia carriera ho fatto: il tecnico hardware e software per un piccolo laboratorio, il programmatore, il commesso e il commerciale per la piccola e la grande distribuzione, il sistemista Unix/nt, il sistemista di reti e, mio attuale impiego, il responsabile dei sistemisti UNIX di un importante centro di servizi informatici italiano.
Riconosco che per tutto questo tempo ho avuto la fortuna di non “rimanere a piedi” per nemmeno un giorno, ma guardando bene anche le scelte di persone (laureate e non) che hanno lavorato con me, è stata solo fortuna?
Non tutti i miei impieghi mi hanno dato lauti guadagni o particolari garanzie, ho iniziato come part time a 300mila lire al mese (non 1000?) diventate poi 600mila e il mio primo impiego “a tempo indeterminato” (dopo quasi 5 anni) rendeva la bellezza di quasi un milione e mezzo di lire.
I miei successivi impieghi, fino a quello attuale, sono stati fortunatamente più remunerativi e oggi, anche se il mio reddito è nella media per una persona di 30 anni con più 10 anni di lavoro alle spalle, sono contento delle mie scelte professionali.
Sono contento perchè fino ad oggi pur di lavorare ho investito quello che non ho guadagnato in esperienza, e da tutti i miei lavori, indipendentemente dallo stipendio e dalle garanzie, ho sempre cercato di imparare qualcosa da poter far valere nel successivo mestiere.
Ma perchè vi racconto questo? Semplice, l’affermazione “È vero che le aziende cercano i laureati, ma poi quale lavoro gli fanno fare? Non è forse vero che un ingegnere elettronico finisce per fare il mestiere di un tecnico diplomato?” è vera ed è giusto che oggi la situazione sia così.
Le aziende, visti i tempi certamente non facili, hanno bisogno di personale che sia immediatamente operativo. Nessuna azienda si può più permettere di assumere persone a “livelli alti” per formarle pian piano. Per questo le assunzioni riguardano sempre impieghi “da tecnici diplomati”. Il messaggio delle aziende è chiaro “ti assumo a livello 1 e se vali ti porto al livello che meriti”.
Tutte le aziende cercano esperienza perchè nessuno (Laureato o no) può pretendere di fare bene un lavoro di management se non ha nessuna esperienza su quello che deve amministrare, questo vale particolarmente oggi. Quanta differenza operativa pensate che ci sia fra un diplomato e un laureato in informatica al primo giorno di lavoro? Una azienda non può rischiare valutando una persona solo dal suo titolo di studio, ma deve verificare quello che la persona veramente sa fare.
Purtroppo molte persone, e questo vale in modo particolare per i laureati, vogliono subito l’impiego per cui hanno studiato e spesso non capiscono che i problemi nel lavoro sono diversi dai problemi che si trovano sui libri.
Un’altra espressione con cui non sono daccordo è “Care mamme, se volete bene ai vostri figli, non mandateli all’università che poi con mille euro non si pagano neanche l’affitto di casa”. Questo dimostra appieno quello che dicevo sopra, le persone hanno troppa fretta.
Quando si inizia a lavorare e ci si “scontra” con il mondo del lavoro sembra che non sia così ma, dopo che hai iniziato a fare il tuo lavoro “da tecnico diplomato”, se vali e riesci a mettere in pratica quello che hai studiato (e vi posso assicurare che ci si riesce) con l’esperienza che stai facendo nel lavoro puoi dimostrare alla tua azienda quanto vali, accelerando di molto il tuo percorso professionale rispetto ad una persona che non ha le tue conoscenze.
Questo è il vero vantaggio di una laurea.
Lo studio serve tantissimo, deve solo essere abbinato ad un po’ di esperienza. Lo dice una persona che una laurea non ce l’ha e oggi, per fare bene il suo lavoro, studia molto di più di quando andava all’università.
Ultimo punto, non citato nella lettera ma certamente non meno importante, è la disponibilità.
Durante i miei anni di lavoro mi è capitato (e mi capita ancora) molte volte di dover fare “nottate” o di lavorare interi fine settimana per problemi da risolvere. Per il lavoro mi sono anche trasferito da Firenze a Milano (dove ora vivo da qualche anno). Forse per qualcuno questo non è giusto, ma le aziende non possono permettersi di pagare un persona in più per non far fare ai dipendenti qualche ora di straordinario, oggi serve che un dipendente sia anche disponibile (specialmente nel mondo IT dove i servizi sono h24x7x365). Purtroppo ho notato che molto spesso questa disponibilità non c’è. Ho fatto colloqui a persone di diverse età e molto spesso “un must”, anche per ragazzi senza lavoro, è rappresentato dall'”uscire alle 5″, condizione che non è possibile mantenere e che certamente non rappresenta un buon biglietto da visita per chi la pone.
Potrei andare avanti per ore ma termino qui quello che da una parte è uno sfogo e dall’altra un consiglio di una persona che dopo 10 anni di lavoro (che vi posso assicurare non sono stati semplici) è stanca di sentir dire la solita tiritera “le aziende non mi danno…”, “le aziende non fanno…”, “non c’è lavoro…”, “ma io vorrei…”, “non studiate tanto non serve…” ecc…
Non voglio dire che gli errori sono tutti di chi cerca lavoro e che trovare un buon lavoro nell’IT sia semplice ma, viste le condizioni in cui si trovano oggi le aziende, non possiamo “pretendere la luna” subito, dobbiamo anche cercare di adattarci.
Lettera firmata