Internet frena in Europa

Internet frena in Europa

La notizia arriva dalla Commissione Europea che in un rapporto avverte di una brusco stop della crescita. Indietro web service, e-commerce, internet tra gli studenti e PA. L'Italia rimane in coda, ma i problemi riguardano tutti. I dati
La notizia arriva dalla Commissione Europea che in un rapporto avverte di una brusco stop della crescita. Indietro web service, e-commerce, internet tra gli studenti e PA. L'Italia rimane in coda, ma i problemi riguardano tutti. I dati


Bruxelles – L’avanzata del “fenomeno internet” in Europa ha subito una brusca decelerazione. Ad affermarlo con autorevolezza è lo studio compiuto dalla Commissione Europea per verificare il progresso del piano “eEurope”, l’insieme dei progetti comunitari per lo sviluppo della società dell’informazione.

Nel documento della Commissione, la rete nelle famiglie si è attestata a dicembre 2001 a quota 38 per cento del totale, solo il 2 per cento in più rispetto ai dati di giugno 2001. Ma a marzo 2000 la percentuale era del 18 per cento: da qui la consapevolezza di una frenata in corso.

Se da un lato Svezia e Olanda rimangono in testa nella UE tra i paesi a più alta diffusione dell’accesso, con percentuali che superano il 60 per cento, dall’altra ci sono paesi come l’Italia che con il 30 per cento rimangono al di sotto della media europea, che è appunto al 38 per cento.

Se si va alle scuole il panorama non migliora. Stando ai dati ufficiali europei, infatti, negli istituti didattici esiste una connessione alla rete ogni 25 studenti e si tratta, con rarissime eccezioni, di accessi a banda ristretta. Non solo, se l’80 per cento delle scuole dispone di almeno una postazione di accesso ad internet, in molti casi questa viene utilizzata solo in amministrazione e non per fini didattici…

Un dato positivo è la diffusione dell’accesso nelle imprese, che ormai riguarda il 90 per cento delle aziende con più di 10 dipendenti, e dell’uso del web da parte del mondo imprenditoriale: il 60 per cento delle aziende dispone di un sito. Indietro sono però i web service, gli applicativi commerciali in linea che in Italia riguardano solo il 10 per cento delle imprese contro una media europea ritenuta bassa: 22,9 per cento.

Le cifre fornite dallo studio della Commissione confermano anche il pessimo andamento del commercio elettronico. Se lo scorso dicembre il 36 per cento degli utenti internet europei dichiarava di aver compiuto almeno una volta un acquisto via internet, solo il 4 per cento del totale effettua compere elettroniche con una certa periodicità.

Sul fronte della Pubblica Amministrazione lo studio di Bruxelles non consente ottimismo: solo il 45 per cento delle amministrazioni dei singoli paesi si è attrezzata per fornire via internet servizi di base ai propri cittadini. E questo nonostante la forte crescita registrata nella domanda di questo genere di soluzioni. Per l’Italia, le amministrazioni che si sono attivate sono meno del 40 per cento del totale, una percentuale che non colloca il paese in testa alle classifiche europee…

Lo studio della Commissione non trascura un altro aspetto centrale della diffusione della rete: i costi. In particolare, forse per la prima volta, viene espressa con chiarezza in sede comunitaria una preoccupazione seria e ponderata sul fatto che sugli utenti europei pesano costi che gli utenti americani non hanno. Una situazione che riguarda qualsiasi forma di connettività, da quella a banda ristretta in dial-up al cavo, all’ADSL. Per non parlare della banda larga, obiettivo che rimane molto lontano, come peraltro evidenziato proprio in queste ore anche da un rapporto del GartnerG2 (vedi notizia relativa nel sommario di oggi di Punto Informatico).

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Pubblicato il 5 feb 2002
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