Intervista/ Francesco Carlà: i miei cinque cent

Intervista/ Francesco Carlà: i miei cinque cent

di M. Corazzi. Guardare nel futuro del settore dell'IT è un'impresa ardua, se non si ha grande esperienza. Ecco il resoconto di una lunga chiacchierata con l'eclettico Carlà sulla storia dell'IT e sugli hot spot degli ultimi mesi
di M. Corazzi. Guardare nel futuro del settore dell'IT è un'impresa ardua, se non si ha grande esperienza. Ecco il resoconto di una lunga chiacchierata con l'eclettico Carlà sulla storia dell'IT e sugli hot spot degli ultimi mesi


Gli sviluppi della tecnologia, la globalizzazione, il trasferimento di molte delle attività umane sui nuovi mezzi di comunicazione hanno portato alla nascita di una sorta di universo parallelo in cui la finanza, il lavoro, le relazioni umane, il tempo libero e la cultura assumono un aspetto diverso e seguono leggi particolari.

Le leggi del caos negano esplicitamente la possibilità di predire le dinamiche di un sistema complesso, ma chi osserva un fenomeno con attenzione può sempre trovare degli attrattori strani che catalizzino l’attenzione.

Francesco Carlà , da me già citato in un precedente articolo , è un giornalista tecnologico, un esperto di finanza e un professore universitario, ed è sulla scena dai primi anni ’80. Ci siamo rivolti al (giovane) lupo di mare per avere da lui alcune opinioni sui temi più interessanti.

Manrico Corazzi : Si fa un gran parlare di new economy. Tu sei molto attivo nel settore…

Francesco Carlà : La nuova economia, già… intanto a me questo termine non è mai piaciuto molto, perché tutte le espressioni che hanno come prefisso “new” o “post” sono provvisorie: mentre se ne cerca una nuova si usa la vecchia preceduta da “nuovo” o “post” come “postmoderno” o “new economy”. Invece io uso un termine di mia invenzione, cioè “simulmondo”.

MC : Lo conosco bene…

FC : Infatti è un termine che viene da lontanissimo, dal 1982 circa, perché secondo me più che una nuova economia si sta creando un intero nuovo pianeta, non geografico ma tecnologico.
Questo nuovo mondo naturalmente ha tutta una serie di regole, alcune vecchie, come la legge della domanda e dell’offerta, e alcune nuove, ad esempio in termini di velocità con cui si creano le situazioni e chiaramente anche riguardo alla velocità con cui certe situazioni si sgonfiano da sole… e da tanti altri punti di vista.
Gli elementi più interessanti sono, almeno per quanto riguarda me, essenzialmente quelli sul fronte della democrazia di accesso a queste nuove tecnologie.

MC : Infatti il punto è: new economy (o simulmondo) è un settore abbastanza inesplorato, e chi non ha mai avuto esperienze ha l’opportunità di ripartire da zero e farsi un nome; ma ai vecchi dinosauri non basterà imparare le regole nuove per rientrare in gioco e monopolizzare il mercato?

FC : Vedi, è come una partita di calcio: da un lato abbiamo una squadra con giocatori un po’ su con l’età, molto esperti, molto blasonati, con più soldi e capitali, ma poco dinamici, quindi handicappati dal loro peso specifico. Nell’altra metà campo ci sono squadre che non sono affato blasonate, non hanno mai vinto niente, hanno molti meno soldi dell’altra squadra, ma sono più giovani e dinamiche. Quindi uno scontro tra capitali, riconoscimenti, esperienze e dall’altro lato inesperienza del mondo in quanto tale (ma esperienza del Simulmondo) e dinamismo, a fronte di una mancanza di capitali.
Questo è lo scontro in atto, tra Simulmondo e terraferma, tra nuovi e vecchi player, molto simile a quello che alla fine del 1600 opponeva le colonie americane alla madrepatria.

MC : Sembrerebbe molto invitante per chi parte dal nulla…

FC : Ma lo è: chi ha seguito bene perché ne ha avuto la capacità, ha raccolto i frutti.
Perchè sai, si può anche essere giovani e deficienti, non è che la parola “giovane” automaticamente significhi “dinamico”: per riprendere la metafora, ci sono altre squadre nel campionato italiano che, pur giovani, stanno andando malissimo, perché non sono state pensate in modo intelligente.
FinanzaWorld sta andando benissimo e non ho investito 100 lire in pubblicità perché segue le regole del simulmondo, ha quella che io chiamo la “nettitudine”.

MC : Sei un formidabile coniatore di neologismi.

FC : La “nettitudine” è contrapposta all'”inettitudine”: l'”inetto” (da non intedersi nel senso letterale del termine) è colui che non è adatto al “net”.
GSMBox è un’altra idea con la nettitudine: i ragazzi che l’hanno inventata l’hanno piazzata a Mediaset e adesso la stanno facendo diventare una cosa globale.

MC : Allora alla fine bisogna avere un feedback da quelli che hanno i capitali!

FC : No, questo non è sempre vero: tutta la fase iniziale puoi curarla da solo. Da più di un anno gestisco FinanzaWorld con i miei capitali, pochissimi soldi, funziona benissimo, è il primo sito finanziario della rete dopo Il Sole 24 Ore.
Facciamo delle scommesse che hanno del folle, ma non sono folli, perché la rete ti mette a disposizione tutti gli strumenti di cui tu hai bisogno se, naturalmente, li sai usare: chiaro che, in caso contrario, giovane o vecchio che tu sia, perderai un sacco di soldi. E tempo.

MC : A proposito di tempo: c’è poca tutela per chi lavora in questo settore vendendo il suo tempo (e soprattutto il suo know-how) sul mercato.

FC : Questo purtroppo è dovuto al fatto che, come accennavo prima, una regola della vecchia economia è transitata intatta anche nella nuova: la legge della domanda e dell’offerta.
Bisogna sapere piegare a proprio favore questa legge.
Ad esempio metti che io, anziché sviluppare per mio conto Finanza World, da subito avessi cercato dei partner esterni; questi non avendo la possibilità di testare i miei risultati (ma dovendoli solo “sperare”), avrebbero cercato certezze di altro tipo.
Adesso dall’alto di 115.000 iscritti e 5 milioni di pageview al mese, con i costi che non sono aumentati, gli utili che continuano a esser prodotti… sono in una posizione di vantaggio.
Invece ci sono molti ragazzi in gamba che si trovano a lavorare per delle società che poi a volte… C’è stato anche questo servizio di Report per RAI3 che mostra il problema anche in America: un problema che c’è un po’ dappertutto. Esiste anche al di fuori del Simulmondo: il conflitto tra imprenditori e lavoratori è sempre stato vivo.
Ma la differenza qual’è: che nell’economia della terraferma sarebbe stato impensabile che io mi creassi un giornale o un canale televisivo a basso costo tutto con i miei mezzi e senza dover sottostare ad alcun compromesso, e nel simulmondo è possibile.

MC : La cosa più bella, e forse anche la più temuta da coloro che parlano di analfabetismo informatico, come Giorgio Bocca…

FC : Bocca è nel giusto quando afferma che queste tecnologie devono essere portate a tutti, ma poi si contraddice perché egli stesso è il primo che non vuole farne uso.
C’è un problema anche generazionale: una persona di ottant’anni, a meno che non sia un illuminato, fa una bella fatica a capire le novità. Pensa a tuo nonno: il suo obiettivo è trascorrere una vita tranquilla, al massimo andare a pescare. Il fatto è che tuo nonno non scrive libri e articoli che poi influenzano i lettori.
Ho anche molti amici in un fascia di età old economy. Un dato di fatto è che chiunque di loro mi abbia dato ascolto acquistando un notebook è rimasto soddisfatto e ha usato frasi del tipo: “non pensavo che fosse così facile”, “non pensavo che fosse così interessante” e soprattutto “non pensavo che fosse così utile”. Non ce n’è stato uno che mi abbia detto: “mi hai fatto perdere un sacco di tempo, la prossima volta stai zitto…”

MC : Tu possiedi un palmare?

FC : No, perché ho un approccio molto pragmatico alla tecnologia: compro solo quello che mi serve. Quando uno ha molta esperienza in questo settore basta un test molto rapido per capire se è utile. Per esempio WAP: sono stato uno dei primi a provarlo, ma l’ho scartato perché sapevo che non mi sarebbe stato utile.

MC : Sul WAP sono perfettamente d’accordo, sul palmare ho dei dubbi…

FC : Sai perché? Perché ho buona memoria, e siccome il palmare è fondamentalmente un organizer…

MC : E per leggere la posta quando sei in viaggio?

FC : Anche io mi sposto tantissimo, però praticamente ovunque vada ho un PC (ne ho otto tra Desktop e Notebook)… anzi, se scarico la mail sul palmare e trovo qualcosa di urgente cui dovrei rispondere, sapere di non poterlo fare con la tastiera come vorrei mi mette a disagio.

MC : L’università come si pone in questa scena?

FC : Non amo parlare dei miei colleghi, né bene né male.
Il corso che io curo presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione ha il pregio di essere piuttosto autonomo. In genere organizzo quattro gruppi di ricerca che seguono gli argomenti “caldi” delle tecnologie in evoluzione (e-commerce, e-business…). Poi un’altra grande mia passione: la storia della tecnologia, a partire dall’invenzione del microchip nel 1970, con la prima applicazione in un videogame nel 1971. Al contrario di quello che sostengono tutti gli altri, io dico che tutto è cominciato con il videogame.


MC : A SMAU, un po’ il termometro del trend tecnologico dell’autunno, l’accento era sia sul wireless che su Internet.

FC : Sì, in particolare su Mobile Internet (quella che io chiamo “Internet In Piedi”) e sulla larga banda, cioè sull’allargamento del “pipe”, che al momento è stretto e permette solo il passaggio di parole scritte e piccole foto, ma deve diventare largo per far passare un altro dei contenuti classici della comunicazione, che è l’audio/video; questa problematica al momento è fondamentale.
Questi sono i due grandi trend. Noi finora nel simulmondo ci viviamo quasi esclusivamente seduti davanti al PC, e non ha senso, perché in un mondo devi vivere seduto, in piedi, sdraiato… come ti pare. E poi soprattutto non esiste un mondo solo di parole scritte, eccetto quello dei libri, che ha però avuto un’evoluzione molto lenta: se tu guardi il primo libro che ha stampato Gutenberg nel 1495 somiglia moltissimo all’ultimo libro che hai comprato in libreria e l’evoluzione della tipografia è stata limitata in questi 500 anni.
Le tecnologie che usiamo per sviluppare Internet crescono molto più velocemente.
E auspichiamo che banda larga e wireless diventino concreti… diciamo in 24 mesi.

MC : Addirittura…

FC : Certo! Entro 24 mesi o UMTS esiste o hanno buttato via i soldi!

MC : Sembrerebbe quasi una scommessa…

FC : Le società di telecomunicazioni hanno fatto acquisti di licenze a colpi di 10.000 miliardi per paese. Si sospetta che più o meno sapessero quello che facevano… più o meno (venatura di leggero sarcasmo, NdA)

MC : Il fatto che da noi l’asta sia stata vinta con cifre relativamente basse rappresenta un vantaggio? I soldi risparmiati permetteranno di portare più in fretta questi prodotti a una più vasta fascia di popolazione?

FC : Risparmiare soldi è sempre meglio che spenderli. Dentro questa banalità bisogna dire che 5.000 miliardi non sono spicci: è che era una follia l’idea dei 10.000!
E poi è il solito discorso dell’equilibrio tra domanda e offerta: sono partiti tutti con delle follie sulla domanda con l’asta inglese e si sono man mano andati ridimensionando passando dall’asta tedesca, quella olandese… fino a quella italiana.
Tieni presente che quelli che si sono sbilanciati di più sono tutti nei guai: British Telecom è sul punto di doversi frazionare in tre o quattro aziende per gestire il debito spaventoso che ha contratto.
Diciamo che questi soldi che hanno speso in meno in Italia potrebbero in qualche modo migliorare il servizio e farlo costare meno.
Telefonica, in Spagna, è quella che è messa meglio: ha acquistato le cinque licenze per 1.000 miliardi, 200 miliardi a licenza.

MC : Quindi dovremo tenere d’occhio la Spagna.

FC : Telefonica si è mossa bene un po’ dappertutto: sul fronte Internet, perché ha acquistato Lycos che è il numero uno in Europa (e una delle prime anche in America); nel mobile ha risparmiato un sacco di soldi in Spagna e non ne ha spesi molti neppure nel resto d’Europa.
Infatti quasi sempre ha una piccola quota nei consorzi che hanno vinto l’asta per le licenze: in pratica le ha vinte tutte perché ha vinto in Italia, in Germania, in Inghilterra, in Olanda… Insomma, è in una situazione molto interessante, mentre Deutsche Telekom per esempio manca in Italia, che è un mercato riconosciuto da tutti come fondamentale.

MC : Insomma il simulmondo è realmente globale: si sovrappone a tutta la superficie terrestre.

FC : Piuttosto è un integrativo del mondo. Devi considerare questo: noi abbiamo ventiquattr’ore al giorno. Ne passiamo otto a letto… che è un altro mondo ancora, quello dei sogni.
Ce ne rimangono sedici che passiamo per ora in modo sproporzionatamente maggiore nel mondo della terraferma che nel simulmondo. Quando questa proporzione comincerà ad equilibrarsi allora… potremmo cominciare da un punto di vista sociologico e psicologico forse a preoccuparci.

MC : Pensi che sia un reale pericolo che possa nascere una patologia, una perniciosa “internet addiction”?

FC : No, no. Io dico semplicemente che per il momento il problema non è maturo, perché io che sono un consumatore spaventoso di queste cose ancora trascorro molto più tempo nella terraferma che nel simulmondo. E prima che la gente media arrivi a spendere tutte le ore che passo io con questi tool ci vorranno anni.

MC : E tutte le paure per la scomparsa dei libri, per la morte della lingua italiana?

FC : Tutte stupidaggini, tutte stupidaggini. Tieni presente che in questo momento, ad esempio, la gente passa più tempo al telefono o davanti al televisore che su Internet o in automobile.
TV e telefono sono oggetti che godono di una pessima reputazione, tutti li considerano dei rimbambitori automatici delle persone. Che in parte è pure vero.
Mentre molti altri glorificano l’automobile.
Guardando la TV non è mai morto nessuno (qui ci sarebbe da consultare i Darwin Awards … NdA), mentre in un weekend di ferragosto sulle autostrade ci sono più morti che in Vietnam.
Senza contare l’inquinamento, il traffico…
Sarebbe bene fare un po’ di proporzioni: dei danni causati dall’automobile non si parla mai nei grandi giornali…

MC : Stranamente…;)

FC : Già: in Italia su quattro giornali fondamentali tre sono proprietà di un fabbricante di automobili.


MC : Come accennato prima, tu segui la scena dei videogiochi dai primi anni ’80.

FC : Guarda, li ho veramente consumati, se guardiamo a ciò che ho scritto, detto, fatto sui videogiochi. Cominciando con due libri, la tesi di laurea, la prima al mondo sull’argomento, e 130 titoli all’attivo per la Simulmondo.

MC : Qual’è il sito web di Simulmondo?

FC : Non abbiamo più il sito web. Sì, è paradossale, lo so. Però l’ho ceduta agli americani nel ’94 perché mi volevo dedicare totalmente alla finanza, alla ricerca e all’insegnamento, quindi non avevo più tempo per la produzione di videogame.
Però abbiamo già fatto tonnellate di giochi: 12 titoli per la TV (i giochi per GoKart e Solletico, 3 release della moviola virtuale…); Millemiglia anche per Playstation venduto ai Giapponesi; 3 giochi su Spiderman; giochi di calcio per Nintendo…

MC : So che sei sposato e hai un bambino di sei anni. Trovi ancora il tempo per giocare, magari con tuo figlio?

FC : Sì, certo. Ora stiamo provando insieme tutti gli ultimi modelli… ci stiamo divertendo parecchio con la Playstation 2, in questo periodo. Ma anche con i miei notebook… che lui massacra con i games, e infatti quando dovrebbe funzionare quello che dovrebbe funzionare, non va… Per fortuna c’è la PS2 che è molto più comoda.

MC : Tu parlavi sempre di “arte della simulazione”. Sbaglio o non se ne trova più molta?

FC : Anche per quello mi sono stufato. Io avevo un rubrica su MCMicrocomputer dal 1984 fino all’inzio di quest’anno.
Dopodiché ho abbandonato il mio gloriosissimo PlayWorld perché onestamente non avevo più stimoli, oltre a non avere più tempo. Perché ora i giochi secondo me più che altro migliorano in grafica e audio e quasi mai migliorano in idee, giocabilità… Per vederli migliorare dovremo aspettare che internet entri prepotentemente nel gioco… e occorre la larga banda!

MC : Stanno fiorendo infatti i portali di videogiochi…

FC : …che con la larga banda saranno protagonisti.

MC : Qual’è il tuo gioco preferito?

FC : Sono stati 3… un gioco di pesca che nessuno ricorderà che si chiamava Gone Fishing. La versione più bella era per Amiga.

MC : Io me lo ricordo; mi ricordo la tua recensione e che ne parlasti in una trasmissione RAI.

FC : Eh sì, ero proprio fissato con quel gioco… perché era veramente splendido: una simulazione di pesca nei laghetti canadesi, sembrava veramente di pescare, una cosa straordinaria.
E poi due vecchi coin-op da sala giochi. Uno si chiamava Galaga…

MC : Un mito, nella storia del videogioco.

FC : E un altro che si chiamava Carnival, lo ricordano in pochi…

MC : Ricordo anche questo: si doveva sparare alle paperelle e alle pipette di coccio al luna park…

FC : Bravo, sì… i miei giochi preferiti sono questi due. E prima o poi devo scaricare l’emulatore.
Poi sia Carnival che Galaga funzionano benissimo con i tasti, perché in salagiochi erano predisposti così.

MC : Un gioco più recente?

FC : Guarda, io gioco molto a questi giochi di corse. Sono fatti benissimo, in particolar modo i rally. I Sega Rally mi piacciono tutti. E poi un bellissimo gioco di calcio per Nintendo 64.

Finisce qui questa lunga intervista: ringraziamo Carlà per la disponibilità e lo invitiamo a seguire questo nostro piccolo pezzo di Simulmondo.

Manrico Corazzi

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Pubblicato il
12 nov 2000
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