Interviste/ Luisa Carrada

Interviste/ Luisa Carrada

di Angelo Brocato. Il web trasforma le professioni della comunicazione. E nonostante tutto la parola resta la grande protagonista della comunicazione sul web. A patto di saperla utilizzare efficacemente
di Angelo Brocato. Il web trasforma le professioni della comunicazione. E nonostante tutto la parola resta la grande protagonista della comunicazione sul web. A patto di saperla utilizzare efficacemente


Roma – La Net economy è frequentemente associata a processi di carattere organizzativo e economico. Altrettanto spesso, tuttavia, non si considera adeguatamente il legame di tali processi con fenomeni di integrazione culturale orizzontale, che coinvolgono – ancor prima delle aziende e dei rapporti tra esse – gli individui, i professionisti. Processi di knowledge integration, più facilmente percepibili quando si parla di contenuti, usabilità,scrittura, comunicazione. Delle trasformazioni che il Web impone alle professioni legate a tali attività abbiamo parlato con Luisa Carrada , business writer di Finsiel, e autore del libro Scrivere per Internet .

“Per chi scrive, passare dalla carta al web significa ampliare improvvisamente i propri orizzonti ed essere costretti a imparare di corsa tante altre cose: un editor per scrivere le pagine con un minimo di autonomia, un po ‘ di grafica per non rischiare di far sparire le proprie parole contro fondi illeggibili, un’infarinatura di ipertesto… All’inizio tutto sembra una sorta di vertigine. Saper scrivere bene, conoscere alla perfezione le regole della grammatica e della sintassi, avere una solida cultura letteraria, non sono più sufficienti ed entrano in gioco tante altre cose: la pittura, la pubblicità, il cinema, persino la musica.
Però è una bella vertigine e dopo il primo disorientamento lo scrittore online comincia a trovare questa nuova attività molto più divertente di quella tradizionale di scrittore puro. Una pagina internet è una creazione multimediale, fa appello a quasi tutti i nostri sensi e quindi va creata mettendo in campo tutte le nostre conoscenze e la nostra sensibilità”.

Adsl, satellite, fibra ottica, videomail, videochat, videoconferenza, videoportale, tv interattiva, Umts… Comunicheremo sempre di più per immagini…
“E ‘ vero che comunichiamo sempre più con le immagini, ma non credo a scapito della scrittura. Le immagini da sole non bastano e trascinano con sé tante altre parole. La società dell’immagine è anche la società della scrittura. Lo dimostrano l’aumento della produzione libraria e lo stesso primato del testo sull’immagine nelle pagine web, come ha indicato solo un paio di mesi fa un interessante studio del Poynter Istitute e dell’Università di Stanford”.

Ma dal “nuovo corso” della Rete dovremo, almeno, aspettarci nuove trasformazioni ed adattamenti…
“E ‘ altrettanto vero che la scrittura sta trovando anche delle nuove strade. Sulle pagine web, per esempio, cominciamo ad assistere a una buona convivenza tra parole e immagini. Non si voltano più le spalle, come nei siti di qualche anno fa, ma vivono una sintesi abbastanza felice. Anzi, le parole spesso prendono forma e colore, diventando vere e proprie immagini: basta pensare ai titoli coloratissimi e con font particolari o ad alcuni siti realizzati con Flash, dove le parole si animano, si incontrano e spariscono rubando del tutto la scena alle immagini tradizionali . E siamo solo all’inizio degli esperimenti”.

Mappatura del testo, uso sapiente di titoli, sottotitoli e liste. Semplicità, asciuttezza, esattezza. L’impressione che si ha leggendo il tuo ultimo libro è che lo stile del web possa funzionare con successo anche per le pubblicazioni tradizionali, cartacee… e che, con tale scelta, tu abbia voluto dimostrare proprio tale principio.
“Veramente in Scrivere per Internet sapevo di rivolgermi a chi ama e frequenta la rete e per questo ho volutamente usato un tono molto asciutto, diretto e un po ‘ ammiccante verso i navigatori. Inoltre mi sono divertita a fare qualche contaminazione tra carta e rete, soprattutto nello stile. Però non ne farei un principio, anzi. Sicuramente saper scrivere anche per il Web arricchisce il nostro stile e le nostre capacità espressive: ci aiuta a essere più sintetici, a usare in maniera più accorta e sapiente anche sulla carta il paratesto – tutto il corredo di titoli, sottotitoli, didascalie, box – a focalizzarci meglio sui bisogni dell’utente-lettore.
Però ogni medium ha le sue specificità ed è bene che sia così”.

Concordi dunque sul fatto che ci sono dei rischi nella trasposizione dello stile del web alla carta stampata? Almeno quando tale trasposizione non avviene in maniera meditata, ragionata?
“Internet ci chiede di scrivere in maniera più sintetica e più modulare, ma è pericoloso e sbagliato trasportare queste caratteristiche sulla carta in maniera automatica e superficiale. Nonostante la gran confusione che ci circonda, penso che viviamo un periodo molto fortunato: abbiamo tanti strumenti diversi per comunicare, ognuno con i suoi pregi e i suoi vincoli. Sta a noi imparare a conoscerli bene e a usarli a seconda dei nostri obiettivi. Un sito internet per vendere in tutto il mondo formaggi o merletti della nostra regione, un libro per un saggio dalla struttura argomentativa e complessa”.

Con tono ironico, qualche tempo fa, qualcuno ricordava che il boom delle tematiche dell’usabilità si deve alla pubblicazione, sul Sunday Times, della parcella di Jakob Nielsen . Nonostante i fiumi di inchiostro (e di bit) che si spendono sull’argomento, la maggior parte delle risorse presenti in Rete continua comunque ad ignorare le più elementari regole dell’accessibilità (compresi i siti di alcune agenzie di consulenza Internet). Predicare è ancora più facile (ed economico) che razzolare? O è vero, più semplicemente, che la web usability rende la vita più facile a tutti, eccetto a chi deve poi applicarne i principi?
“E ‘ vero che nonostante il gran parlare di usabilità si vedono ancora su Internet delle cose mostruose, però dal punto di vista della scrittura ne vedo fortunatamente sempre meno. Parole sottolineate solo per dire enfasi non ne incontro quasi più e così per le pagine orfane che non si sa a quale sito appartengano. Anche il linguaggio è più asciutto e più diretto, i testi dei link più chiari e informativi. Il vero punto debole è piuttosto l’interattività, la capacità di costruire dei buoni ipertesti, che sappiano tenere conto dei bisogni e degli interessi dei lettori. La tendenza è verso il testo breve a tutti i costi , senza però sfruttare a pieno la vera potenzialità di Internet: quella di poter viaggiare di testo in testo, di pagina in pagina, attraverso la suggestione di un link, di una parola. E quindi di recuperare in ricchezza e profondità quel che a volte perdiamo nella brevità di una singola pagina”.

Angelo Brocato

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Pubblicato il 11 nov 2000
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