Roma – Sì, ci eravamo illusi. Avevamo sperato che l’evoluzione delle tecnologie di networking, che porta dritti verso la banda larga, e soprattutto un mercato davvero competitivo tra operatori e provider avrebbero portato anche in Italia una Internet più a buon prezzo.
Non è così, ed è dura svegliarsi dopo la sbornia della flat-rate “sto connesso quanto mi pare ma a te provider più di queste due lire non dò, vedi di meritartele”.
L’illusione era potente e veniva da lontano. All’abbonamento a Internet, quello da trecentosessantamilalire l’anno che stipulavamo presso il provider più vicino – il piccolo operatore che oggi probabilmente ha chiuso, è stato inglobato o arranca a fatica – abbiamo sostituito le freenet . Funzionalità Internet in tutto e per tutto, nessun abbonamento, facilità d’accesso attraverso le principali compagnie telefoniche. Un vento che veniva dalla Sardegna, con Tiscali, e che consentiva di dimenticare quelle trecentosessantamilalire per abbracciare la filosofia “pago quanto consumo”. Niente di più e niente di meno.
Il sogno era sempre dietro l’angolo, quello dell’accesso all’americana. Da anni gli statunitensi si collegavano alla Rete ad una frazione dei costi sostenuti dai loro “partner” e “competitors” europei. Da sempre, quelli sono utenti che con due lire al mese si catturano connessioni pressoché gratis, senza limiti di tempo o di scaricamento. Un bel giorno quel sogno si è avverato, quando Galactica, deciso a trasformarsi in un provider nazionale di prima grandezza, ha annunciato la flat-rate in Italia. Ed è stato naturalmente un successone. Come lo sono state le offerte di tutti quelli, come EDI&SONS o InternetZero ma anche Wind e Infostrada, che hanno via via seguito questa rotta. Tutti, meno Telecom Italia, prudentemente e forse saggiamente in attesa, pronta a mandare avanti gli altri.
Poi è iniziata la ritirata. I “piccoli”, come Planetsec o InternetZero , hanno dovuto rimodulare le proprie offerte o ritirarle del tutto, sotto l’onda d’urto di una popolazione di utenti desiderosi di imitare gli amici americani, di connettersi cioè dalla mattina alla sera in cambio di un accettabile canone mensile. I grandi hanno seguito strade diverse, con Galactica che ha tenuto eroicamente il campo mentre Wind s’è impantanata in una discutibilissima ritirata sul fronte delle flat ISDN, di fatto ponendo fine alla propria avventura in materia. Sul campo è rimasta Infostrada, che però lega telefonia ed Internet in pacchetti adatti solo per certe tipologie di utenza.
Il prossimo passo è quello naturale di una flat da usare con moderazione, magari più costosa, da associare ad un concetto di garanzia di servizio e di qualità. Ma la sbornia del “io sto collegato tutto il giorno” gli utenti se la possono dimenticare, all’infuori dei fortunati possessori di connettività ADSL in modalità “always on”, sempre connessi.
In realtà rimaniamo appesi, con tutta l’Italia, al filo della speranza legata ai famosi ormai triti numeri 700, questa fantomatica numerazione di cui Punto Informatico ha per la prima volta parlato ormai un anno addietro. Pare, ci dicono, sembra, si mormora, che con i numeri 700 si avranno contratti di accesso più semplici, più garanzie, meno costi. Noi aspettiamo, appesi, sperando di poterci ricollegare presto senza l’incubo di trovare perennemente occupato, o di scoprire che il numero verde di accesso non esiste più.