Alcuni rapporti pubblicati negli ultimi giorni da Istat analizzano nel dettaglio aspetti specifici della nostra società, ma è solo osservandoli da un punto di vista più ampio e aggregato che è possibile scorgere i connotati di un Paese che sta cambiando, non necessariamente in meglio o in peggio. Sono statistiche e numeri nei quali si delinea la fisionomia dell’Italia del futuro, che verrà.
Presente e futuro: come sarà l’Italia nel 2050?
Il primo dato interessante è quello riguardante la denatalità. È un problema, ma di certo non inedito. Le nascite ai minimi storici non possono che preoccupare in prospettiva: meno di 370.000 nel 2024, -2,6% rispetto all’anno precedente, con il trend negativo destinato a proseguire anche nel 2025 (-6,3% da gennaio a luglio).
Ne consegue in modo inevitabile un progressivo invecchiamento della popolazione, complice anche un aumento dell’aspettativa di vita. La ripercussione sul mondo del lavoro è diretta. L’istituto prevede che da qui al 2050 la popolazione di età compresa tra 15 e 64 anni andrà a diminuire costantemente (-21%), in particolare quella femminile (-24,4%). Si stima dunque sia un calo degli attivi (occupati e disoccupati) intorno al 13% sia dei non attivi, questi ultimi con un’incidenza maggiore. Il grafico qui sotto copre un arco temporale che si estende ai prossimi 25 anni.

Per farla semplice, tra due decenni e mezzo saremo tutti più vecchi, ci saranno meno lavoratori, ma ancor meno persone non attive ovvero che non sono occupate, ma che nemmeno cercando un lavoro per le motivazioni più differenti. In questa categoria sono inclusi gli studenti, chi si occupa esclusivamente delle faccende domestiche, gli invalidi, i pensionati e così via.
I dati di Istat non tengono comunque in considerazione l’impatto che l’intelligenza artificiale potrà avere sul tessuto produttivo del paese. Semplicemente, non è ancora misurabile. È un fattore che non viene mai citato nel report, ma che inevitabilmente innescherà nuove dinamiche.