Italia, il futuro della rete non passa dal rame

Italia, il futuro della rete non passa dal rame

Monta l'iniziativa web perché anche in Italia le nuove infrastrutture di rete tornino al centro del dibattito, quello dominato dall'Alta velocità o dal Ponte sullo Stretto di Messina. Il futuro del network non è forse ancora più rilevante?
Monta l'iniziativa web perché anche in Italia le nuove infrastrutture di rete tornino al centro del dibattito, quello dominato dall'Alta velocità o dal Ponte sullo Stretto di Messina. Il futuro del network non è forse ancora più rilevante?

Roma – Lo ha scritto il celebre esperto di cose di rete Stefano Quintarelli e lo stanno riprendendo di ora in ora molti siti e blog: è tempo che si parli del futuro della connettività e che lo si faccia in modo pubblico ed aperto , affinché il futuro dell’infrastruttura forse più strategica di qualsiasi altra, quella che rende possibile la Società dell’informazione, non sia deciso da un solo operatore senza strategie condivise. In ballo c’è moltissimo.

Quintarelli spiega così la sua iniziativa LA FIBRA CHE RIDE. Discutiamo della NGN come per la TAV e per la Variante di Valico! , dove NGN sta per Next Generation Network : “Le grandi opere infrastrutturali ci accompagneranno per il resto della vita, nostra e dei nostri figli. Il ponte sullo stretto di Messina, la TAV in Val di Susa, la Variante di Valico della A1, sono stati tutti argomenti di discussione ampia, con trasmissioni dedicate in prima serata, dato il rilevante impatto che avranno sulla vita sociale ed economica del Paese.
Di un’altra grande opera infrastrutturale, che è fondamentale per il futuro della società e dell’economia, che ci accompagnerà per i prossimi 60 anni , invece, non si è parlato assolutamente (si è parlato del suo proprietario, ma non dell’opera). È la cosiddetta ‘rete di nuova generazionè.”

Il concetto è chiaro ed evidente a chiunque segua quanto sta accadendo: “Sappiamo ormai tutto sulle diverse alternative di trasportare le merci in Francia, di tracciati appenninici, di potenziale di utilizzo del ponte rispetto ad alternative o alla situazione attuale. Delle alternative per la nuova rete, cosa sappiamo?”

E ancora: “Sappiamo chi c’è nella società Stretto di Messina e come sarebbe finanziata l’opera, si è dibattuto sui costi della Variante di Valico e la sua utilità e del ruolo che la Società Autostrade deve avere. E del finanziamento della nuova rete, cosa sappiamo?”

E così via: “Sappiamo chi sono le aziende appaltatrici che fanno i lavori per le grandi opere, il ruolo dell’industria italiana, le cordate dei grandi costruttori e dei produttori del materiale rotabile. E del ruolo delle aziende italiane nella nuova rete, cosa sappiamo? Chi fornirà gli apparati? Quali implicazioni delle scelte per la nuova rete sull’occupazione?”

Il logo della campagna Riguardo la scelta della modalità realizzativa – continua Quintarelli – ci sono diverse alternative ed ognuna di queste è come decidere di fare o meno un tunnel , scegliere un tracciato ferroviario: portare la fibra fino in casa (Fiber to the home: FTTH), o portarla ad un nodo (Fiber to the node: FTTN) e il nodo in questione potrebbe essere il palazzo (Fiber to the building: FTTB) o il marciapiede (Fiber to the Curb: FTTC).

Se non si arriva con la fibra fino in casa (FTTH), dove termina la fibra ci si deve collegare al rame esistente e si usa una evoluzione del DSL: il VDSL (che in USA sta causando grandi problemi all’AT&T sulla nuova rete e i cui progetti di installazione nel resto d’Europa sono stati sospesi più o meno dovunque).

Certo, portare la fibra in casa costà di più, ma consuma molta meno energia, è la soluzione più “future proof” (a prova di futuro), è la soluzione che offre le prestazioni migliori e che si guasta di meno .

Non si pensi “facciamo un percorso evolutivo: iniziamo fino al marciapiede (FTTC), e poi arriviamo fino in casa (FTTH)”. Non funziona. È come dire “mi serve un furgone, intanto compro una moto”.

“In economia – spiega Quintarelli – il valore si sta progressivamente spostando nell’informazione, il ruolo della rete è probabilmente addirittura più importante della variante di valico, del ponte sullo stretto e della TAV in Val di Susa. Vogliamo iniziare a discuterne? O lasciamo che tutte le scelte (secondo me subottimali) vengano decise da una azienda che (legittimamente) può (e deve) pensare solo al proprio rendimento nei confronti dei propri azionisti (e quindi con orizzonte 3-12 mesi) trascurando l’interesse generale di lungo termine?”

Molti aderiscono alla campagna linkando i post di Quintarelli sul suo blog e adottando il banner pubblicato in questa pagina. Perché? Lo spiega lui stesso: “Potremmo iniziare a metterla qua e là, per far capire che supportiamo l’idea di una rete in fibra e non in rame e che vogliamo che se ne discuta.
E ottenere almeno che anche qui ( come avverrà in Spagna ) si apra una consultazione pubblica per fare in modo che gli altri operatori possano condividere le scelte”.

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Pubblicato il 14 mag 2007
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