Italia, il Grande Fratello è arrivato in città?

Italia, il Grande Fratello è arrivato in città?

di Fulvio Sarzana di S.Ippolito (www.lidis.it) - I comuni potrebbero imbracciare i sistemi di videosorveglianza per vigilare sui cittadini: sciami di cam occhiute introdotte dal decreto sicurezza. E il Garante Privacy?
di Fulvio Sarzana di S.Ippolito (www.lidis.it) - I comuni potrebbero imbracciare i sistemi di videosorveglianza per vigilare sui cittadini: sciami di cam occhiute introdotte dal decreto sicurezza. E il Garante Privacy?

L’Italia diventerà probabilmente il paese europeo in cui il cittadino è più “spiato”, in buona compagnia con la Gran Bretagna. Il motivo è contenuto in due commi contenuti nell’art 6 del c.d. “decreto sicurezza” varato dal Governo, approvato con Decreto Legge 23 febbraio 2009, n. 11 e convertito nella legge 23 aprile 2009, n. 38 , denominati “Piano straordinario di controllo del territorio”. Così recita il testo:


7. Per la tutela della sicurezza urbana, i comuni possono utilizzare sistemi di videosorveglianza in luoghi pubblici o aperti al pubblico.
8. La conservazione dei dati, delle informazioni e delle immagini raccolte mediante l’uso di sistemi di videosorveglianza è limitata ai sette giorni successivi alla rilevazione, fatte salve speciali esigenze di ulteriore conservazione


Cosa cambia rispetto al passato? Tutto in realtà.

Fino all’approvazione di queste norme vigevano in tema di videosorveglianza i principi stabiliti dal Garante della Privacy che prevedevano l’impossibilità da parte dei Comuni di adottare misure di accertamento e repressione dei reati che spettavano solo gli appartenenti alle forze di polizia. Lo stesso Garante è intervenuto più volte in questi anni per limitare la “montante” volontà dei sindaci di posizionare ovunque le telecamere ai fini apparenti di controllo del territorio, sperando forse che dal posizionamento delle telecamere potessero emergere comportamenti “sospetti” o immagini da utilizzare in caso di commissioni di illeciti.

Come ha fatto il Governo a far passare dalla finestra questo radicale sconvolgimento di diritti di privacy del cittadino? Muovendosi sottotraccia e utilizzando la decretazione d’urgenza: lo stesso Governo ha prima adottato nel 2008, il pacchetto sicurezza contenuto nel decreto legge 92/2008, convertito nella legge 125/2008 , che ha riformulato l’art. 54 del testo unico degli enti locali con l’attribuzione al sindaco del nuovo potere di ordinanza in materia di incolumità pubblica e sicurezza urbana, per poi farlo seguire da un decreto del ministero dell’Interno che stabilisce il potere di intervento specifico del Sindaco a tutela dell’incolumità pubblica. In pratica il legislatore ha ammesso la partecipazione diretta dei comuni a questioni prima riservate alle forze di polizia.

Cosa significa tutto ciò? Significa che i Sindaci hanno oggi il potere di accertare e reprimere i reati utilizzando lo strumento della videosorveglianza, posizionando quante telecamere (da 1 ad un milione) riterranno opportune a realizzare tali finalità, senza più alcuna distinzione fra la raccolta effettuata dalle forze di polizia e raccolta effettuata per le finalità tipiche del Comune (quale controllo del traffico, conservazione e tutela degli edifici pubblici) sovrapponendosi (e probabilmente sostituendosi) agli unici poteri ritenuti in grado dalla nostra Costituzione di effettuate le attività di polizia giudiziaria, ovvero le forze dell’ordine.

Questo significa non solo la possibilità che le nostre città vengano invase da migliaia di telecamere oltreché il fatto che ad esercitare il controllo siano società private (i Sindaci dovranno per forza di cose rivolgersi a società esterne per la fornitura del servizio) che, si badi bene, potrebbero fare un uso sbagliato delle immagini degli ignari cittadini, ma anche che, se i Sindaci riterranno che vi siano speciali esigenze di conservazione (quali poi?) i termini di conservazione delle immagini potranno andare all’infinito, con buona pace dei diritti di privacy di tutti noi, visto che non ci sono limiti temporali di conservazione dei dati nel decreto adottato.

E il Garante per la privacy? Navigando nel sito del Garante (che pure si è occupato lungamente in questi mesi di vicende dal forte risvolto mediatico) sulla vicenda non si legge nulla in merito, anzi si qualcosa si legge, nel comunicato stampa del Garante, uscito lo stesso giorno dell’approvazione definitiva del decreto sicurezza. Si legge questo: “Occorre migliorare e rendere più effettiva la protezione dei dati personali dei cittadini europei. È quanto chiede Francesco Pizzetti, Presidente dell’Autorità italiana per la privacy, intervenendo oggi alla annuale Conferenza di primavera delle Autorità europee per la protezione dei dati in corso a Edimburgo”.

Il comunicato del 23 è seguito dal comunicato stampa del 27 aprile, secondo il quale “Francesco Pizzetti è stato confermato per altri due anni a capo del Gruppo di lavoro europeo in materia di cooperazione giudiziaria e di polizia. La nomina è stata votata all’unanimità all’ultima Conferenza delle Autorità per la privacy europee svoltasi a Edimburgo il 23 e 24 aprile scorsi. Il Gruppo di lavoro (WPPJ) è stato costituito nel 2007 con l’obiettivo di affrontare le problematiche connesse alla privacy dei cittadini europei nell’ambito dell’attività giudiziaria e di polizia”. Ma come, il Presidente dell’Autorità Garante viene confermato come Presidente dell’organismo deputato alla tutela dei cittadini nell’ambito dell’attività di polizia e lo stesso Garante non dice nulla in patria su una vicenda così invasiva dei diritti di privacy e dagli evidenti risvolti costituzionali, quali l’attribuzione di poteri di polizia tramite l’uso della videosorveglianza ai sindaci?
Ma cos’è, una candid camera?

Fulvio Sarzana di S.Ippolito
www.lidis.it

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Pubblicato il
8 mag 2009
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