Italia, pedopornografi abili come hacker?

Italia, pedopornografi abili come hacker?

I cybercops mettono in luce le carenze strutturali, sottolineano l'importanza delle normative ma affermano che ancora c'è molto da fare perché la rete, dicono, è un covo di illiceità pedofile
I cybercops mettono in luce le carenze strutturali, sottolineano l'importanza delle normative ma affermano che ancora c'è molto da fare perché la rete, dicono, è un covo di illiceità pedofile


Roma – “Il luogo di elezione dei pedofili”: questa è internet nelle parole del Commissario della sezione antipedofilia della Polizia, Maria Cristina Ascenzi. “Da cinque anni a questa parte – ha denunciato Ascenzi ieri – il fenomeno è esploso qualitativamente e quantitativamente. Chi traffica materiale pornografico o l’adulto in cerca di conoscenze infantili ha affinato le sue competenze tecnologiche”.

Pedopornografi hi-tech? Pare proprio di sì. Secondo il Commissario, chi commette abusi “usa macchine sofisticate e sfrutta le potenzialità di segretezza e di collegamenti illimitati della rete senza lasciare traccia del suo passaggio”.

Una abilità da hacker, dunque, contro cui serve ma non basta la normativa antipornografia infantile varata ormai da tempo in Italia e che prende di mira non solo il commercio di materiale pedopornografico ma soprattutto il commercio che di questi contenuti si fa in rete. Secondo Ascenzi la legge “ha fornito nuovi e importanti strumenti di investigazione ma c’è molto da fare perché il fenomeno incalza”.

I numeri derivati dalle indagini sono piuttosto impressionanti. Negli scorsi due anni sarebbero 3.200 i siti, le chat room e i newsgroup monitorati dai cybercops italiani, con indagini che hanno coinvolto 232 persone, con l’apertura di 591 fascicoli e con provvedimenti restrittivi comminati a venti persone. Numerose, 421, anche le segnalazioni alle autorità estere.

Ma non va tutto per il meglio, a sentire Ascenzi, secondo cui “la legge ci permette le intercettazioni telematiche, l’acquisto simulato di materiale pornografico, la possibilità di ritardare l’esecuzione dei provvedimenti di cattura quando sia necessario acquisire rilevanti elementi probatori, ma i fondi per gli acquisti simulati sono scarsi, i PC a nostra disposizione molto più antiquati di quelli usati da chi andiamo a contrastare e non tutti i provider registrano l’utenza chiamante, cioè il numero telefonico di chi si collega, mentre altri non conservano i tabulati che per poco tempo”.

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Pubblicato il
28 giu 2000
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