Roma – Vista da qui e vista la storia recente dell’Afghanistan, ogni episodio di censura in quel paese solleva molta preoccupazione. Ed è questo il caso di un provvedimento d’urgenza con cui il ministero della Giustizia afghano ha chiuso la diffusione via cavo dei programmi televisivi.
La mossa, che impatta su un certo numero di ascoltatori e sul business di quattro operatori dotati di regolare licenza, sarebbe dovuta alle lamentele che avrebbero scatenato certi “spettacoli”. Fino a qualche ora fa in Afghanistan via cavo giungevano trasmissioni prodotte in Francia, Germania e anche Italia.
“Programmi negativi, legati alla prostituzione o alla nudità, non li voglio sulla televisione in questo paese”. Questo è quanto ha dichiarato Fazl Hadi Shinwari, titolare del ministero della Giustizia.
Inutile dire che la censura ha scatenato le ire degli operatori, i quali sperano che il Governo nella sua prossima riunione ritorni sulla discutibile decisione.
Sebbene sia ancora possibile nel paese ricevere programmi satellitari, in quanto tutto il settore è un media non ancora regolato, c’è chi teme che con la stessa veemenza con cui sono state chiuse le TV via cavo si possa procedere nel prossimo futuro a mettere fuori legge altri media. E ce n’è uno, internet, che in molti paesi viene tenuto fuori dalla porta nei limiti del possibile con la scusa che in rete si trovano, tra i tanti, anche contenuti pornografici.